La proposta lanciata da George Clooney e altre star per sbloccare la vertenza degli attori di Hollywood è stata prontamente rispedita al mittente: “Grazie ma no, grazie”, ha detto la presidente della Sag-Aftra, Fran Drescher, spiegando, in un video postato su Instagram, perché quanto suggerito dai divi “non avrebbe alcun impatto sul contratto per il quale stiamo scioperando”.
Clooney, affiancato da altre star come Scarlett Johansson, Kerry Washington, Tyler Perry, Bradley Cooper, Meryl Streep, Robert De Niro, Ben Affleck, Jennifer Aniston, Reese Witherspoon, Emma Stone, Laura Dern e Ryan Reynolds erano tutti presenti allo zoom con la Dreschner, e il capo negoziatore Duncan Crabtree-Ireland aveva proposto di abolire il tetto che blocca a un milione di dollari il massimo della quota associativa che le star devono pagare per essere membri del sindacato.
Secondo i calcoli di Clooney, l’abolizione di tale ‘tetto’ porterebbe a un’iniezione di fondi da 50 milioni di dollari all’anno (sulla base di un pool di 160 divi che guadagnano una media di 21 milioni di dollari all’anno): una cifra che potrebbe essere usata, ad avviso degli attori proponenti, per coprire il gap che separa le richieste della Sag con quanto sono pronti a sborsare i produttori.
“Il problema è che questo non ha nulla a che fare con il contratto. È come paragonare mele alle arance”, ha detto la Dreschner, spiegando che sono gli studi a dover aprire il portafoglio per pagare equamente chi sta davanti alla macchina da presa.
Clooney aveva proposto inoltre di ristrutturare la distribuzione dei profitti dello streaming, in modo che i colleghi che guadagnano meno siano i primi ad essere pagati: “I nostri avvocati hanno esaminato anche questo e ci hanno detto che non sta in piedi. Purtroppo è un castello di carte con molte sfumature”.
Niente spiragli dunque, mentre l’agitazione cominciata a metà luglio si avvia a superare domani il traguardo del centesimo giorno. Intanto, la Sag ha vietato agli iscritti al sindacato di scegliere costumi di Halloween ispirati a film e serie tv di successo come Barbie e Mercoledì per poi postare le loro immagini sui social media: secondo il sindacato sarebbe una forma di promozione indiretta vietata dal codice dell’agitazione.
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