Sara Baccarini: “La recitazione mi ha aiutato a superare la timidezza e sentirmi più sicura”

L'attrice, nel cast de 'I peggiori giorni', racconta a CinecittàNews il suo percorso artistico. La vedremo nel film 'Finalmente l'alba' e nella serie 'Non ci resta che il crimine'


Quando era ragazzina i genitori l’hanno iscritta a un corso di recitazione per aiutarla a superare la sua timidezza. Con il tempo è diventata la sua professione. Anche se Sara Baccarini, romana, 32 anni, ha una chiara visione del suo lavoro: “Lo faccio fino a quando i registi e soprattutto il pubblico me ne daranno la possibilità”. A CinecittàNews l’attrice, autrice e assistente alla regia parla dei suoi ultimi progetti. È tra gli interpreti dei I peggiori giorni, commedia amara a episodi dii Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, nelle sale dal 14 agosto, seguito de I migliori giorni. Nell’episodio che chiude il film, Halloween, Vittorio (Rocco Papaleo) è un uomo che piange ormai da sei anni la morte della moglie, rimasta vittima di un incidente stradale. La figlia Matilde, per fargli trovare nuovi stimoli, gli chiede di aiutarla a organizzare la festa nella villa di un ricco imprenditore che vuole un mago e Vittorio era bravissimo con i giochi di prestigio. L’uomo accetta, solo che, una volta arrivato lì, scoprirà che il padrone di casa è Gildo (Giovanni Storti), suo storico rivale in amore.

Sara, la tua Matilde porta dentro di sé un grande dolore per la perdita della madre, ma pensa più ad aiutare il padre che se stessa. Come hai lavorato sul personaggio?

La prima domanda che mi sono fatta è stata quando e quanto nella mia vita avessi aiutato i miei genitori. Arriva un momento in cui è un figlio a prendersi cura di una madre e un padre. A me è accaduto con il mio, quando non è stato bene. Sono partita da lì per costruire il personaggio di Matilde. Mi sono ricordata di quanto fossi stata forte per mio padre per cercare di affrontare insieme quella situazione difficile. Quando hai vicino una persona che soffre, metti in secondo piano il tuo dolore. Cerchi di aiutare a vivere l’altra persona, di scuoterla. È ciò che fa Matilde, ma a un certo punto ricorda anche al padre di aver bisogno pure lei di lui. Egoisticamente bisogna anche guardare alla propria vita, ed è quello che fa lei.  

Solitamente quando interpreti un ruolo metti sempre qualcosa di tuo?

Tutti gli attori, a seconda del personaggio, portano un’esperienza personale. Siamo esseri umani, fatti di emozioni ed esperienze. Io attingo a me stessa se fa bene al personaggio. In questo caso Matilde era molto vicina a me per il rapporto padre-figlia che si era creato con il mio. Ma se interpretassi un killer, non potrei attingere naturalmente a qualche mia esperienza. Matilde è una ragazza inizialmente chiusa e dura. E con Massimiliano abbiamo lavorato per creare un personaggio che poi riuscisse a tirare fuori anche il suo lato più dolce e tenero.

Fare film per un attore può essere anche terapeutico?

Sicuramente è un mestiere che ti rende ancora più sensibile se lo sei già in partenza. Amplifica un’empatia, ti fa fare tante domande ed è importante anche nella relazione con te stesso. Però secondo me, se vuoi stare bene, devi andare in terapia, non fare l’attore.   

Quando hai capito che avresti fatto questo mestiere nella vita?

Non l’ho mai scelto in maniera razionale, Ho iniziato da ragazzina perché avevo difficoltà a dialogare con gli altri, non riuscivo a fare le interrogazioni, facevo fatica a dire ciò che pensavo. A 12 anni i miei genitori mi hanno iscritta a un corso di recitazione. E da lì ho portato avanti questa passione. È stato uno studio continuo per me, mi ha fatto scoprire e sentire cose nuove. Scoprivo me stessa e, vestendo i panni di altri, questo mi trasmetteva sicurezza. Questo mestiere oggi è la mia vita. ma non posso far finta che davanti a me non ci sia un pubblico a decidere. Lo faccio fino a che registi e produttori crederanno in me, e gli spettatori verranno a vedermi.

Fare l’attore è un mestiere complicato?

Abbastanza. Siamo tantissimi. Ci sono quelli più bravi e quelli meno bravi. Troppe aspettative non le voglio avere. Io vivo lo stesso anche se non dovesse andare.

Intanto ti vedremo alla prossima Mostra del cinema di Venezia nel film di Saverio Costanzo, Finalmente l’alba. Che esperienza è stata?  

Veramente formativa. Lui è un grande regista. Il mio è stato un piccolo ruolo nella prima parte del film, ma mi ha fatto conoscere un altro punto di vista, un altro cinema. È stata una scuola incredibile. Abbiamo girato negli Studi di Cinecittà, dove sono stati ricreati dei set incredibili, sia in un teatro di posa, che in un’area all’aperto.

Il film è costato una cifra come 28 milioni di euro. Un grande investimento.per un film italiano.

Credo che anche il nostro cinema si debba adeguare ai cambiamenti. Lo streaming è diventato una grande potenza e dà lavoro a molti attori. Il cinema deve trovare una sua nuova vita, per non rischiare di essere una pre-piattaforma. Il cinema non deve morire. La condivisione è qualcosa di meraviglioso. Io ci credo. I peggiori giorni esce nelle sale a Ferragosto ed un invito ad andare a vedere questo film in sala. È l’unico modo per stare vicino a uno sconosciuto e ridere ed emozionarsi.

Progetti futuri?

Torno in autunno al Teatro Parioli di Roma con lo spettacolo Lo stato delle cose scritto e diretto da Massimiliano Bruno, che poi avrà anche una piccola tournée. A Natale esce su Sky la serie Non ci resta il crimine, con la regia sempre di Bruno insieme ad Alessio Maria Federici. Sono un nuovo personaggio che non c’era nei film e che i protagonisti incontrano negli anni Settanta, un periodo stupendo, non solo per la moda e la musica, ma perché la rivoluzione allora si faceva davvero. Non come oggi che si pensa a farla sui social.

Giulia Bianconi
13 Agosto 2023

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