Già selezionato a Venezia, Il mare di sotto è un corto del 1998 prodotto da Teatri Uniti che racconta una Napoli senza tempo, fatta di volti e di strade, con Peppe Barra nel ruolo di cantastorie, e tre giovani ragazzini che questa vecchia leggenda cercano di ricreare.
“Racconto il contesto – ci ha detto Dionisio – per far capire la realtà di oggi, per cercare di inseguire una verità. E questo racconto lo faccio sia attraverso le storie sia attraverso le facce. Ho lavorato molto tempo al casting. Il mio scenario ideale sono i visi. Ed i visi di questi bambini che corrono per i vicoli napoletani o che nuotano nel mare sono il vero scenario di questo film”.
Adesso hai appena finito di girare il tuo primo lungometraggio.
Si intitola La volpe a tre zampe ed è tratto da un romanzo di Francesco Costa pubblicato da Baldini & Castoldi. È una storia ambientata nella Napoli del 1956. Anche qui c’è un ragazzino (Vittorio) che sogna il cinema e immagina che una signora americana, sua vicina di casa, sia Susan Hayward. Spero che il film sia anche un modo per ricordare questa grande attrice. Ma soprattutto è un modo per raccontare una Napoli sotterranea che non si vede più. C’è un cast internazionale, da Miranda Otto che si è vista nel Signore degli anelli, Tomas Arana e Nadya Uhl, che oltre ad essere molto brava, qui in Germania è molto conosciuta. Sono molto contento del lavoro con loro: hanno lavorato duramente per recitare in italiano. Per me il lavoro con gli attori è fondamentale.
Sei molto interessato al racconto di questa Napoli sotteranea …
Sono affascinato da questa Napoli, e sono anche molto interessato a raccontare l’infanzia, che è una costante dei miei lavori. Penso che sia importante lavorare sulle radici, perché attraverso la ricerca delle radici riesci a trovare il modo per capire quello che succede oggi. Credo che nel cinema il discorso etico sia molto importante. E di Napoli mi interessa anche esplorare il suo rapporto con il mare, che per lungo tempo è stato un rapporto negato, come in altre città del Sud. Ovviamente i miei riferimenti sono al cinema neorealista, che amo molto, e non è casuale che il ragazzino protagonista del film si chiami Vittorio.
Anche il tuo lungo è stato prodotto da Teatri Uniti.
A produrre il film è stato Angelo Curti per Teatri Uniti col sostegno della Cattleya di Riccardo Tozzi. Lavorare con loro è stato bellissimo. Mi hanno garantito assoluta libertà, dimostrandomi fiducia e presenza. La mia esperienza con loro è stata molto positiva, e devo assolutamente ringraziarli per il loro impegno.
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