VENEZIA. Non scambiate Gravity di Alfonso Cuarón per uno spettacolare raffinato thriller d’azione mozzafiato in 3D. Certo ci sono tutti gli ingredienti: una sceneggiatura calibrata sulla suspense, l’ironia e il sorriso per abbassare i toni enfatici, una sapiente ricerca di effetti digitali, una verosimiglianza perfetta delle astronavi, delle stazioni spaziali, dell’orbita intorno alla Terra, dell’universo. Insomma un piacere per gli occhi, soprattutto per chi ama l’avventura con tanto di star americane.
Sandra Bullock è Ryan Stone, un ingegnere che affronta la sua prima missione nello spazio a bordo di uno shuttle insieme a Matt Kovalsky un esperto e rassicurante astronauta, prossimo alla pensione, interpretato da George Clooney, alla sua ultima tappa della carriera. Quella che per Ryan e Matt sembra una tranquilla passeggiata nello spazio si trasforma in un dramma ad alta tensione quando alcuni detriti vaganti nell’orbita distruggono lo shuttle.
I due, unici sopravvissuti fluttuano nello spazio oscuro e silenzioso, alla deriva senza alcun contatto con la NASA a terra. La salvezza pare impossibile, non resta che ridurre al minimo il consumo d’ossigeno e cercare nell’infinito un possibile ancoraggio.
Ma Gravity, parola dal duplice significato, è soprattutto un viaggio di rinascita per la protagonista, dopo che Ryan ha perso da poco la piccola figlia per un banale incidente. “Il personaggio di Sandra vive nella sua bolla, ma decide di uscirne, di cambiare pelle e ripartire – spiega Cuarón, regista, produttore e sceneggiatore del film insieme al figlio Jonas – Non a caso il suo viaggio la porta a mettere i piedi per terra e di nuovo a camminare dopo essere uscita da un lago, trascinandosi come un rettile e rimettendosi a fatica sulle proprie gambe”.
E di questo simbolico ritorno alla vita, alla profonda conoscenza di se stessi, dopo un’esperienza particolare ed estrema, fa parte l’accettazione della morte. “Ryan si è collocata fuori dalla vita, non ha nulla per cui vivere, ma l’unica motivazione è il vivere stesso. Che cosa ti fa alzare tutte le mattine?”. Così la Bullock, che spiega di essersi preparata prima delle riprese per portare in scena un personaggio androgino: “Ryan è una donna che, dopo la perdita di una persona cara, si trasforma fisicamente, rimuovendo il femminile e il materno. Ho dovuto rinforzarmi con esercizi fisici per ottenere un corpo che reagisce come una macchina”.
L’idea del film risale a cinque anni fa, perché la crisi economica e l’attesa di una tecnologia adatta hanno allontanato nel tempo le riprese. “L’idea di partenza era la storia di due persone in un ambiente molto ostile, alle prese con le avversità della vita. Molti di noi conoscono periodi di difficoltà. Abbiamo poi scelto di ambientare la storia nello spazio, nella situazione più estrema, dove la densità dei satelliti, delle sonde, crea una reazione a catena”, racconta il regista.
Ovvio che Il regista abbia chiesto, per una sfida artistica estrema nel rappresentare il mistero e la bellezza dell’universo, ma anche i suoi pericoli – “i detriti che colpiscono la navicella sono la metafora della vita” – la collaborazione di consulenti soprattutto per alcuni aspetti della fisica e per la reazione degli oggetti nello spazio.
“Grazie a mio fratello ho potuto parlare con alcuni astronauti della stazione internazionale – svela la Bullock – uno di loro mi ha chiamato dallo spazio al cellulare. Le mie erano domande bizzarre, sulla fisicità, sul corpo privo di gravità. Gli astronauti sono persone normali che fanno cose straordinarie”,
Quanto alle vicende internazionali di questi giorni, arriva la domanda obbligata a Clooney che sceglie il profilo basso. A chi gli chiede che ne pensa di un eventuale intervento militare americano in Siria, dice di non avere una risposta: “Avrei preferito che mi chiedeste della scelta di Ben Affleck per il nuovo Batman”. Ammette solo di aver comprato un satellite collocato sopra il Sudan per controllare le atrocità che si commettono in quel luogo. A conferma, comunque, del suo impegno politico, nonostante il suo silenzio sulle strage siriana.
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