Dopo tanta attesa è disponibile su Netflix The Sandman, la serie tratta dal comic book di culto di Neil Gaiman che molti consideravano “infilmabile”. Protagonista è l’uomo della sabbia, o Sogno (Tom Sturridge) che, dal Regno dei Sogni, giunge fino nella nostra dimensione e, con la sua sabbia magica, ci induce al sonno ed a sognare. Una volta entrati nel suo Regno, è lui a dettare le regole, e a scoprire i nostri desideri, anche quelli più reconditi, che coviamo e che, a volte, non possiamo esternare in quello che Morfeo chiama il “regno della Veglia”.
Il primo episodio parte proprio da qui, con una doverosa premessa, serve a creare quello che sarà il “setting” dei capitoli successivi. La prima stagione si sviluppa, poi, a partire dalla ricerca degli strumenti privati a Sogno durante la sua prigionia secolare: il suo elmo, il suo rubino e la sua sabbia, fedelmente ai primi albi a fumetti.
E la sua insolita famiglia sarà in parte protagonista come lui.
A questo proposito, ha fatto molto parlare i casting di Death, sorella maggiore di Sogno, pallida ed eterea nei fumetti e qui interpretata da Kirby Howell-Baptiste, attrice di colore. Il cambio non inficia minimamente il carisma del personaggio. “Abbiamo incontrato diverse Death, nell’ordine delle centinaia – ha detto Gaiman, coinvolto nel progetto come produttore esecutivo – Ma Kirby ha la peculiarità di essere capace di parlare onestamente al potere. Questo suo tratto, e il fatto che interpreti quei dialoghi in modo tale che senti di poterle credere, mi hanno venduto Kirby al 100%. Abbiamo incontrato supermodelle, un sacco di persone anche più famose di Kirby, ma non riuscivo a vederle come Morte, non mi sembravano la sorella maggiore di Tom (Sturridge), capace di tenerlo in scacco. E poi è arrivato Kirby, e potevo solo pensare ‘Ti amo, ti credo e sei dentro!’”.
La presenza di Gaiman assicura fedeltà nei contenuti e una buona fattura. Resta il problema che trasporre Sandman non ha tanto a che fare con i contenuti ma con il linguaggio, strettamente legato al media fumetto. Per fare un esempio, la voce del protagonista: nel fumetto parla con una scritta bianca su baloon nero, a indicare un suono inumano.
In termini audio-video, non c’è modo di rendere l’effetto, e il protagonista parla normalmente. E’ solo un esempio: potremmo citare le tavole che si scompongono inseguendosi in assurdi vortici, le note che irrompono nell’azione e nel dialogo, il tono shakespeariano di certi dialoghi. Tutto questo nel passaggio di media si perde, così la serie Netflix diventa un buon compendio di “ciò che accade nel fumetto di Sandman”, senza però rendere l’impatto e il significato che quel fumetto può avere nella sua forma originaria.
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