Nasce come sberleffo dei dittatori mediorientali e non dei nostri tempi (Gheddafi, Ahmadinejad, Saddam Hussein), Il dittatore, terzo film con Sacha Baron Cohen dopo Borat e Brüno, per la regia di Larry Charles, in uscita il 15 giugno.
Scorrettissima, la pellicola si basa sulla figura del Generale Ammiraglio Aladeen (Baron Cohen, naturalmente), leader supremo per via ereditaria della fantomatica Repubblica di Wadiya. Dispotico, ignorante, rozzo, omofobo, razzista, antisemita, maschilista e superficiale all’inverosimile, Aladeen è l’incarnazione per eccellenza del tiranno: qualunque attributo negativo si possa immaginare in un essere umano, lui ce l’ha.
Incastrato dall’Onu che insiste per controlli su eventuali armamenti nucleari, Aladeen si ritrova in Usa faccia a faccia coi rappresentanti del mondo “civilizzato”. Ma intanto, in casa, gli stanno tendendo una trappola… quanta distanza c’è tra la sua dittatura e la presunta democrazia occidentale?
Il film ha battuto già un grosso record: è la seconda apertura di maggior incasso della storia per una commedia R-rated (che indica la necessità per i minori di 17 anni di essere accompagnati da un adulto per al visione, la prima è stata Sex and the City): 30.9 milioni di dollari in tutto il mondo in 5 giorni, per un totale di 55,4 dal lancio ufficiale mercoledì 16.
Lanciato in pompa magna a Cannes, dove Baron Cohen si è lasciato avvistare in veste di dittatore, di buon mattino, davanti all’Hotel Carlton, con tanto di barba lunga, occhiali scuri e divisa militare, in sella a un dromedario, provocando un ingorgo nella già congestionata Croisette, il film ha creato parecchi ‘nervosismi’ nei paesi ex Urss come Tukmenistan, Tagikistan e Bielorussia, dove è stato fortemente censurato o addirittura boicottato. Secondo il materiale promozionale, è “la storia eroica di un dittatore che rischia la vita per assicurare che la democrazia non arriverà mai nel Paese che ha lungamente oppresso”.
Anche negli altri incontri pubblici, non è stato mai, tecnicamente, Baron Cohen a presentare la pellicola, ma sempre il suo alter ego Aladeen:
“Il mio amico Assad – ha dichiarato in un incontro con la stampa a New York – ringrazia le Nazioni Unite per la loro inattività. Per fortuna non hanno fatto nulla per i siriani negli ultimi 13 mesi, ma bisogna che facciano ancora meno. Apprezzo molto la filmografia americana – ha continuato rispondendo ad una delle domande create ad arte – soprattutto i film di fantasia come Il signore degli Anelli e Schindler’s List”. Non si lascia sfuggire nemmeno un accenno alle elezioni presidenziali statunitensi: “Il candidato che preferisco? Mitt Romney, mi sembra abbia una buona stoffa e soprattutto è pieno di soldi, ma praticamente non paga tasse”.
Nel cast della pellicola, tratta da una sceneggiatura dello stesso Baron Cohen con la collaborazione di Alec Berg, Jeff Schaffer e Dave Mandel, ci sono anche Sir Ben Kingsley, Anna Faris e Megan Fox nella parte di sé stessa.
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