L’interpretazione di Concorrenza sleale, diretta da Ettore Scola, vale per lei il debutto su grande schermo. In realtà al cinema l’abbiamo già vista tra le interpreti de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, che però ha girato dopo.
La sua notorietà per ora la deve al piccolo schermo. Con un discreto ruolo in Non è la Rai e quindi in Macao, in entrambi in casi sotto l’egida di Boncompagni, e più recentemente per le riuscitissime caricature di vari personagggi del Grande Fratello messe in scena per Convention. Di fatto è la vera sosia italiana di Lara Croft. Chiunque l’abbia vista all’opera in alcune delle prime edizioni di Ciro, il figlio di Target, non può averla dimenticata.
Lei ci scherza sù. Ma delle capacità istrioniche di Sabrina Impacciatore sentiremo ancora parlare. Intanto la sua duttilità è messa subito alla prova grazie a due personaggi, nei film di Scola e Muccino, del tutto diversi.
”Concorrenza sleale” e ”L’ultimo bacio”: nel primo, ambientato in un recente passato, sei immersa in una precisa atmosfera storica che ti vede persino schierata. Nel secondo, pur nel presente, sei invece distante anni luce da ogni coinvolgimento politico. Come ti sei destreggiata?
Caratterialmente sono una persona sempre piena di dubbi. In genere non mi schiero mai, sia nelle scelte di vita, tanto più in quelle politiche. Sono distante sia dalla realtà dei pannolini di Muccino sia dalle motivazioni che muovono la commessa di Scola. Tanto più da quest’ultima: la sua ideologia è lontana dal mio modo di pensare e di vedere il mondo.
Tuttavia ritieni credibile che una ragazza italiana del 1938 condividesse le imposizioni del regime fascista?
Credo di sì. Soprattutto il mio personaggio che viene addirittura sedotto da Mussolini. Le donne di allora erano sicuramente affascinate dalla sua forza fisica e carismatica. La mia Matilde è molto sola. Una giovane zitella, innamorata del suo datore di lavoro che non la degna neppure di uno sguardo. Non osa neanche mettere in discussione la figura di un uomo tutto d’un pezzo come il duce. Anzi, il suo sogno probabilmente è quello di essere posseduta proprio da un modello maschile così. Non a caso il suo divo preferito è Amedeo Nazzari.
Hai un portamento e una mise molto eleganti nel film. Sei distante anche da questi?
Sono lontani dal mio gusto, ma li ho indossati con piacere. Ho studiato a lungo anche la postura, provando a immaginare i movimenti di una donna degli anni 40 che girava in tacchetti e tailleur attillati. Una che non sa neanche cos’è la seduzione fisica e quindi doveva muoversi con una certa rigidità.
Quanto hai misurato personalmente il diverso stile di Scola e Muccino?
Muccino dirige in modo viscerale. Ti ricorda sempre di usare la pancia mentre reciti. Una cosa che io faccio anche nella vita, per cui il rapporto con lui è stato più facile e diretto. Di Scola ho una soggezione eterna, ma durante una scena, purtroppo tagliata, credo sia riuscito a tirarmi fuori delle corde recitative che neanche immaginavo. Vibravo come un’arpa.
Condividi molte scene anche con Depardieu. Ininfluente?
Al contrario. La presenza sul set di Depardieu si fa sentire molto. E’ quasi travolgente. Ero alla mia prima esperienza e ho avuto la fortuna di inaugurare le riprese di Concorrenza sleale proprio insieme a lui e Abatantuono. Mi hanno, ovviamente, messo in mezzo. Entrambi, per gioco, tentavano di sedurmi. Mi sentivo di burro! Ma, a parte gli scherzi, alcuni momenti la generosità di Depardieu si faceva sentire, fuori scena, consigliandomi come espormi meglio alla luce dei riflettori e uscire dal cono d’ombra. Non è un consiglio da poco per una principiante.
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