Vigilia dell’uscita nelle sale per l’attesissimo film di Mel Gibson, La Passione di Cristo. In Italia, come in Usa e nelle altre parti del mondo, non c’è stata alcuna anteprima né incontri con i protagonisti. Ma, a Roma, nella Galleria d’Arte Mondrian Suite, martedì 6 aprile si inaugura la mostra del backstage fotografico del film, alla presenza di gran parte dei tanti attori italiani che hanno lavorato nel suggestivo scenario dei Sassi di Matera. Compresa Sabrina Impacciatore, che nel film veste i panni di Serafia, colei che asciuga con il suo telo il volto insaguinato di Gesù. Un ruolo piccolo ma carico di emozioni.
Sabrina, quali emozioni ha vissuto sul set?
Straordinarie. Quando ho incontrato Gibson a Roma per il provino, il cast era praticamente chiuso, ma Mel era così entusiasta di me che mi ha preso per il ruolo di Serafia.
Quale atmosfera sul set?
A Matera si respirava un’aria di intenso misticismo: il Caviezel attore non c’era più, perché Jim era totalmente entrato nel ruolo di Gesù. C’erano sempre dei sacerdoti presenti e Caviezel pregava di continuo, non parlava mai. Nella scena che ho recitato con Jim, Gibson ha voluto che fossi io a decidere come muovermi e parlare: quando ho asciugato il volto insanguinato di Caviezel che saliva sul Golgota con la Croce addosso, mi sono sentita davvero la Veronica, che significa Vera Icona, l’icona appunto del volto di Cristo. E sentivo che Jim era animato e ispirato da Gesù. In quel momento, tra noi, è successo qualcosa di molto speciale, un incontro mistico e profondo. Jim lo ha raccontato alla moglie che è venuta poi a trovarmi per ascoltare anche le mie impressioni. Non sono una cattolica praticante, ho la mia personale religione, ma questa esperienza mi ha cambiato: porto ogni giorno, dentro di me, il pensiero di Cristo, della Sua Vita e della Sua Passione.
Quali sono i suoi prossimi progetti: è vero che sta scrivendo un film?
Sì. E’ una storia al femminile in cui credo molto e prima poi la porterò a termine: racconta sentimenti e temi estremi visti dalle donne. Il mio è uno script problematico e difficile, però ha una visione ironica delle cose. E’ importante scrivere ruoli femminili, non ce ne sono molti nel cinema, sono sempre gli uomini che raccontano le donne e, a parte i grandi autori, offrono caratteri femminili appena accennati. Anche per questo, il mio sogno è quello di passare alla regia e spero di farlo molto presto. Intanto, partirò per Londra, poi dovrei lavorare in un film italiano di grande respiro internazionale, però ancora top secret.
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