Eccola la “più amata dagli italiani”. Sorriso radioso, lunghi capelli ondulati sulle spalle, tailleur pantalone che le strizza il vitino da vespa e mette appena in mostra il generoso decollète. Bellissima nella sua semplicità.
Sabrina Ferilli, attrice versatile e apprezzata, si appresta a farsi conoscere in tutto il mondo. Ha recitato da protagonista interamente in inglese, accanto a Massimo Ghini e Henry Czerny, in Come l’America, film-tv diretto dai fratelli Frazzi, in onda su Raiuno lunedì e martedì.
Una coproduzione italo-canadese da 15 miliardi (Rai Fiction, Eagle Pictures e Illusions Entertainment) che, adattata per le sale cinematografiche, sarà venduta in buona parte del mondo.
La sua intensa e drammatica interpretazione della ostetrica Antonia, “madre coraggio” che emigra con due figli in Canada negli anni ’50 sulle tracce del marito partito 5 anni prima, l’ha fatta immediatamente paragonare alle grandi Anna Magnani e Sofia Loren.
Ferilli è una donna che si piace, come ammette con sincerità, “perché sono a posto e in pace con me stessa”. Lei, diva con 13 anni di mestiere alle spalle, dichiara che la sua trasgressione è la normalità e il suo punto di forza il carattere d’acciaio.
“Per arrivare, in ogni mestiere, servono tanta volontà e determinazione”. Come quelle che ha avuto lei nel non farsi scappare il ruolo “più bello, più importante e impegnativo della mia vita”. Che ha inseguito per 5 anni, da quando Sandro Petraglia e Stefano Rulli scrissero la sceneggiatura.
“E’ vero”, dichiara lei candidamente. “Lessi la sceneggiatura di Almost America, questo il titolo originale, tanto tempo fa e capii che era il testo più bello che avessi mai letto. Rappresentava la possibilità di interpretare uno dei ruoli più belli che un’attrice possa desiderare. Personaggi popolari molto forti e dalle forti motivazioni sociali sono nelle mie corde.
E’ vero che questo ruolo l’hai fortemente voluto, arrivando quasi a implorare Stefano Munafò, direttore Rai Fiction?
E’ un ruolo che ho fortemente voluto perché fortemente bello. Un ruolo storico, di un’eroina che porta con sè parte della storia italiana, l’alluvione del Polesine, la piaga dell’emigrazione. Ho chiesto sempre molte notizie a Munafò sulla realizzazione di questo progetto che giaceva nel cassetto.
Quanto ti somiglia Antonia?
Mi somiglia nel coraggio e nella determinazione. Ma si assume, da sola, anche tante responsabilità che io, forse, non sarei in grado di affrontare.
11 settimane in Canada tra freddo, neve e temperature notturne 14 gradi sotto lo 0. Come sei sopravvissuta?
Dal gelo molte volte non riuscivo più ad articolare le mascelle. Quello non era freddo, era oltre. Pensavo di diventare matta. Le costumiste ci mettevano due ore a vestirci e due a spogliarci, perché sotto i vestiti ci proteggevamo con sacchetti di plastica.
Come ti sei trovata a recitare in inglese?
Mi sono preparata sei mesi prima e ho cercato di parlare inglese tutti i giorni.
E a essere diretta da due “duri” come i registi Frazzi?
E’ stata una grande fortuna incontrare due registi “difficili” come i Frazzi, perché credo che questa storia sulla miseria umana meritava di essere raccontata con rispetto. E loro due, mai per un istante, hanno pensato di cadere in cliché e facili interpretazioni. Hanno fatto un film di tale intensità che li dovrò ringraziare a vita.
Sei stata paragonata alla Loren e alla Magnani: che ne pensi?
Sono le attrici più importanti del mondo. Sono cresciuta coi loro film e con quelli di Totò. Visti soprattutto in bianco e nero, in tv, perché a Fiano Romano il cinema non c’era. Credo che l’amore ancestrale per il cinema me lo abbiano trasmesso proprio queste due grandi interpreti. Però mi fermo qui. Non oso paragonarmi a nessuna. Cambiano i tempi, i caratteri e le storie.
Che ne pensi del nostro cinema?
E’ il più prezioso del mondo. Ci sono annate in cui va meglio, come il vino, e altre in cui va un po’ peggio.
E dell’amore?
L’amore è sempre un punto di riferimento fondamentale nella vita di ognuno. Ma arriva quando meno te lo aspetti. Io credo nell’amore, un po’ meno nel matrimonio.
Nel film sei madre. Pensi mai ad avere un figlio?
Spero di averne un giorno. Però ora non ci penso. Ho un lavoro che mi da tante soddisfazioni e oltretutto mi porta via tanto tempo.
Cosa ti ferisce di più nella vita?
I voltafaccia e la volgarità. Le chiacchiere no, tanto oggi vanno di moda. E poi, il mio “quanto ci piace chiacchierare!” è diventato il motto degli italiani!
Un’ultima domanda. Sabrina è…..?
Sabrina è Sabrina. Al di fuori di qualsiasi cosa. Tengo a me stessa e alla mia individualità!
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti