Sabine Verheyen: “la cultura alla base dell’Europa Unita”

Si è svolto all’Italian Pavilion durante 77ma Mostra del Cinema di Venezia l’incontro con la Commissione Cultura del Parlamento Europeo sullo stato dell'industria culturale in tempo di crisi


Si è svolto all’Italian Pavilion durante la 77ma Mostra del Cinema di Venezia l’incontro con la Commissione Cultura del Parlamento Europeo sul tema ‘Proteggere l’industria culturale e creativa in tempo di crisi’.

Si è parlato dello stato di salute del sistema audiovisivo europeo in questi ultimi mesi molto delicati, con uno sguardo al futuro. Una discussione sulle possibilità di una ripresa immediata, ma anche sulla competitività a lungo termine di questo settore chiave. Moderato da Maurizio Molinari (responsabile dell’Ufficio a Milano del Parlamento europeo e capo ufficio stampa Parlamento europeo in Italia) ha visto la partecipazione del presidente della Commissione per la cultura e l’istruzione Sabine Verheyen, oltre a un intervento via Skype dell’Onorevole Massimiliano Smeriglio, che ha detto “è necessario rafforzare il programma per la Next Generation e pianificare nuovi interventi, lavorando con broadcaster pubblici e corporation internazionali senza dimenticare l’identità europea e le produzioni nazionali”.

Verheyen, dettasi felice di essere a Venezia “di presenza” e non soltanto online come recentemente imposto dalle misure anti Covid, ha sottolineato come il settore sia in grande crisi e come farlo riprendere. “La cultura europea – ha detto – è un grande patrimonio, che forgia la nostra diversità e identità culturale, e non possiamo lasciare che si riduca a una gita domenicale. E’ un’isola con tanti argini che si forma tra alti e bassi, con scossoni e interi paesaggi che crollano, mentre altri emergono. E’ il meccanismo del movimento con una costante evoluzione. Va stimolato in ogni modo possibile, e ad esempio il Premio Lux è uno degli elementi importanti che fanno emergere questa potenzialità e i valori della comunità, come la libertà, l’uguaglianza d’espressione, l’interesse per l’ambiente e la democrazia. Sono concetti che si fanno avanti a livello non solo culturale ma anche politico. La pandemia ha rappresentato un blocco, nella produzione, nell’esercizio, nell’organizzazione dei festival, ma anche per le sale, dove il pubblico latita. Ci deve essere un piano d’emergenza e i finanziamenti vanno aumentati, ad esempio quelli del Recovery Fund non sono sufficienti per il settore della cultura. Sono rimasta delusa dal vertice di luglio, che non solo non ha proposto accrescimenti ma addirittura voleva diminuirli. Pretendiamo almeno l’1% di finanziamenti per il settore, anche se il suo valore sarebbe almeno del 4. Ha creato molti più posti di lavoro questo settore di altri che vengono invece ben più attenzionati. Abbiamo bisogno di programmi personalizzati che possano soddisfare le specifiche esigenze del nostro settore. Gli operatori devono esercitare pressione non solo sui Ministri della Cultura, che di solito sono dalla loro parte, ma anche su quelli di tutti gli altri settori, l’Economia, le Finanze, l’Istruzione, che possono avere una visione spezzettata e non capirne l’importanza.La cultura determina la nostra azione, e questo è fondamentale per l’Europa unita”.

04 Settembre 2020

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