Russell Crowe fa ritorno a Roma. Ammesso che se ne sia mai andato.
L’attore e regista ha infatti con la Capitale un legame speciale, sin da quando si fece Gladiatore nel film che lo ha reso celebre al mondo. Ci torna spesso, per lavoro – come per le riprese del film L’Esorcista del papa dove interpreta padre Gabriele Amorth – o per piacere, condividendo selfie scherzosi al Colosseo, insieme ai figli, dichiarando che “ha portato i ragazzi a vedere l’ufficio di papà”.
Lo scorso ottobre è stato insignito dello status di ambasciatore di Roma nel mondo dal Sindaco Roberto Gualtieri, durante la sua partecipazione ad Alice nella Città, e ora , domenica 25 giugno alle ore 21.00, sarà di nuovo nella Capitale per esibirsi insieme al suo gruppo, gli Indoor Garden Party.
L’ambientazione gli si addice: il set dell’antica Roma di Cinecittà. Adatto a un Gladiatore come lui. Il suo obiettivo è anche quello di sostenere la candidatura di Roma per l’EXPO 2030 tramite una serie di iniziative organizzate in collaborazione tra Alice nella Città, di cui Fabia Bettini e Gianluca Giannelli sono i direttori, e l’Assessorato Grandi Eventi del Comune di Roma.
Di spalla, ci saranno i The Gentlemen Barbers e la cantante irlandese Lorrain O’Reilly. Questo evento sarà organizzato con il supporto di Alice nella Città e Expo 2030, in collaborazione con Cinecittà. L’evento – tappa di un tour italiano più ampio – fa parte degli appuntamenti speciali promossi da Alice nella Città durante l’anno all’interno del ciclo “Aspettando Alice”.
Prima del concerto, Crowe tiene un incontro con i giornalisti aperto dai saluti dell’ad di Cinecittà Nicola Maccanico, che però lascia subito il palco alla star.
In cambio, Crowe gli regala in segno di amicizia un cappellino del suo football team preferito e una cravatta. Preoccupato per la sua prestazione vocale, Crowe risponde a poche domande. La prima riguarda come è cambiato il cinema dai tempi de Il gladiatore a oggi.
“Dipende dalle persone con cui lavori – dice – però c’è stato un gran cambiamento. L’epifania l’ho avuta sul set di Robin Hood, nel 2009, era un set reale enorme, avevano anche ricostruito un castello, ho capito che era l’ultima volta che mi sarei trovato su un set di quella portata e di quelle dimensioni. Poi ho fatto film DC e Marvel: sono stato il padre di Superman, il padre di Ercole e ora sono il padre di Kraven il cacciatore. Ho lavorato su set enormi che sono in realtà un’immensa distesa di blu. Questo mi fa sentire nostalgico anche se ovviamente non ti puoi fermare, la tecnolgia va avanti e anche il cinema. Ma soprattutto oggi ci sono solo film ad altissimo budget oppure l’estremo opposto, manca la fascia centrale, quella che coprivano i vari Toro Scatenato o A Beautiful Mind, belle storie che avevano bisogno di un certo budget per essere realizzate. Tutta quella parte è completamente sostituita dalle serie televisive”.
Naturalmente si parla di musica e del suo tour: “E’ bellissimo – racconta – a Catanzaro c’era un pubblico che sembrava piuttosto conservatore e che alla fine ha ballato tantissimo, a Taranto ci siamo esibiti all’aperto e beh… non vedo l’ora di suonare qui a Roma. Una volta sono stato a Milano e poi ho partecipato a Sanremo, un’altra volta qui a Roma, sulla scalinata di Piazza di Spagna. Questa sera mi esibirò sul set dell’antica Roma… con un numero di ospiti limitato, solo 700 persone, ma potrebbero anche essere 2000. Sto lavorando per una data al Colosseo, l’anno prossimo. Ci tengo a dire che per la prossima data di Bologna tutti gli introiti saranno devoluti alle popolazioni colpite dall’alluvione in Emilia Romagna“.
Qualcuno chiede un’opinione sulla questione delle Intelligenze Artificiali e del conseguente sciopero degli sceneggiatori per la loro regolamentazione: “La questione va presa seriamente – commenta Crowe – come dicevo prima, il fatto di avere solo film di enorme calibro ha modificato e forse impoverito la creatività, e questo vale anche per la scrittura. Le AI possono essere una seria minaccia. Se lasciamo che prendano il sopravvento si rischia che la creatività umana venga messa in secondo piano, è un punto di passaggio e di svolta molto pericoloso. I produttori stanno spingendo per una soluzione e io mi aspetterei decisioni sagge da persone adulte, ma dato che ci sono di mezzo i soldi non sempre le cose vanno in questo modo. Quello che spero è che la soluzione non tardi ad arrivare, perché tirarla per le lunghe non può che creare problemi. Prima è, meglio è”.
Crowe – ormai cittadino romano – è da mesi alla ricerca di un artista che ha fatto un ritratto ai suoi figli a Piazza Navona, “ma non l’ho ancora trovato. Ora da twitter sono usciti fuori amici e parenti, pare si chiami Karl. Vedremo. il mio rapporto con Roma non può prescindere da Il gladiatore. E’ tutto nato da lì. Ma ora qui mi trattano come se fossi lo zio di tutti, e non è solo una questione di fama o notorietà. Apprezzano le mia qualità artistiche e il lavoro che ho fatto, e questo è bellissimo. E’ una cosa che in Australia, ad esempio, non mi capita”.
Non gradisce, invece, domande su Il gladiatore 2: “Tutti sanno che il film è in produzione – risponde un po’ stizzito prima di scappare alle prove – e che io non ho niente a che farci”.
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