In attesa di dirigere e interpretare il nuovo film prodotto da Fandango, La delegazione, che lo vedrà al fianco di Lino Banfi, un’idea peraltro accarezzata da tempo – “Racconterà di una delegazione di meridionali che va in Francia ” – Sergio Rubini è tra i protagonisti de La montagna del regista brasiliano Vicente Ferraz, una coproduzione brasiliana-italiana-portoghese che punta a Venezia 68. “Sono un disertore repubblichino della seconda guerra mondiale che decide di passare dalla parte dei partigiani e che incontra tra le montagne dell’Appennino tosco-emiliano alcuni soldati brasiliani in fuga. Sono un militare rigido che dubita delle loro capacità di affrontare la guerra, di essere all’altezza delle difficoltà. Alla fine sarò smentito”.
Il film, che sarà forse distribuito dalla Fandango, è stato girato tra Udine e Pordenone nella Carnia e ha avuto un finanziamento di 400mila euro dal MiBAC e di 140mila dalla Friuli Venezia Giulia Film Commission. E tra i produttori vi è la Verdeoro di Daniele Mazzocca il quale in passato ha prodotto Saimir, Rosso come il cielo e Fine pena mai.
La montagna parte dalla vicenda di alcuni giovanissimi sminatori della Forza di Spedizione Brasiliana che, impegnati nella zona di Monte Castello sull’Appennino toscoemiliano, si fanno prendere all’improvviso dal panico all’arrivo dei tedeschi e si sparpagliano per le montagne. Durante il loro disordinato percorso incontrano altri due disertori: un soldato italiano pentito che prova a unirsi ai partigiani e un ufficiale tedesco in fuga, stanco della guerra. Con l’aiuto dell’ex nemico nazista, i soldati si trasformano n eroi, sminando uno dei campi minati più temuti della Linea Gotica. “Mi piacerebbe che il film, narrando l’incontro di tre diverse nazionalità, non venisse doppiato, lasciando anche quella sorta di esperanto che i militari utilizzano per comunicare”, afferma il produttore.
“Una storia ispirata alle memorie dei 22mila soldati brasiliani, di cui solo 500 volontari, che nel 1944 affiancarono gli Alleati sul fronte italiano – racconta ancora Mazzocca – Erano convinti di andare in Africa e sbarcarono con abiti civili estivi a Napoli, per poi ritrovarsi di lì a poco a combattere tra le montagne innevate”.
Il regista ricorda che i suoi connazionali erano impreparati al conflitto, gli americani non ebbero il tempo di addestrarli e fornirono armi e divise, perché le loro erano simili a quelle naziste. “I destini, ma anche le musiche, del contingente brasiliano s’intrecciarono con quelli della ‘Buffalo’, l’unica divisione della Quinta Armata americana composta da soldati neri e anch’essa impegnata sulla Linea Gotica (vedi Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee, ndr.)”.
“Mi piacere utilizzare, in chiusura del film, alcuni immagini di preziosi filmati dell’Archivio Storico Luce che ritraggono i militari brasiliani mentre festeggiano, con canti e danze, a Roma la fine del conflitto e la vittoria Alleata”, dice a CinecittàNews il produttore.
E in chiusura Mazzocca polemizza a distanza con l’inspiegabile rifiuto del ministero della Difesa a fornire quell’assistenza da lui richiesta durante le riprese militari nelle zone appenniniche: una jeep e alcuni alpini. In fondo si parla di storia d’Italia.
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