Rotterdam, Rebecca De Pas: “Grande rappresentanza italiana”

Abbiamo intervistato la curatrice della programmazione italiana per l’International Film Festival Rotterdam

Rebecca De Pas

Dal 25 gennaio al 4 febbraio si svolge la cinquantatreesima edizione dell’International Film Festival Rotterdam, uno dei più importanti appuntamenti cinefili in Europa. Dal 2022, nel comitato di selezione capitanato dalla direttrice artistica Vanja Kaludjercic c’è anche Rebecca De Pas, collaboratrice di importanti manifestazioni come Visions du Réel, che per Rotterdam si occupa (anche) del programma italiano. L’abbiamo intervistata alla vigilia della kermesse.

Com’è nata la collaborazione con il festival?

Conosco Vanja da molti anni, ci siamo incontrate proprio a Rotterdam, a una proiezione. Nel 2022, quando c’è stato il rinnovamento del team di selezione, mi ha chiesto di farne parte, credo per la stima reciproca che ci lega da anni, siamo sempre molto d’accordo sui film. Per Rotterdam mi occupo dell’Italia, della Spagna e del Portogallo, e per i cortometraggi anche di Francia e Svizzera. L’anno scorso per i corti anche Austria e Germania, ma era una mole di lavoro ingestibile.

Qual è il quadro per l’Italia, sulla base del programma di Rotterdam?

Abbiamo una grande rappresentanza, anche con delle co-produzioni. Ci sono film che hanno già viaggiato molto, come La chimera e Rapito, e anteprime come Confidenza di Daniele Luchetti. C’è il film di Roberta Torre [Mi fanno male i capelli, n.d.r.], che era alla Festa di Roma e per me contiene la migliore interpretazione di Alba Rohrwacher. E poi la retrospettiva dei Manetti.

Rotterdam è il primo festival generalista a farla.

E il primo festival internazionale di queste dimensioni. Vanja ci teneva a farla da diversi anni, anche perché il cinema di genere qua è di casa, e adesso c’è stato modo. Oltre ai loro lungometraggi, tra cui il terzo Diabolik in anteprima internazionale, presentiamo anche un episodio di Coliandro perché quelli sono effettivamente dei film e ci sembrava indicativo del lavoro che fanno sul genere.

Nel concorso Big Screen Competition c’è, come già detto, il film di Luchetti, cineasta che siamo soliti vedere in anteprima a Cannes o Venezia. Quanto è agguerrita la concorrenza degli altri festival che sulla carta sono più grossi?

Sono molto contenta che Confidenza sia in Big Screen, è un lavoro notevole. Più in generale in ambito italiano manca ancora un po’ la consapevolezza circa l’importanza di Rotterdam come piattaforma di lancio, soprattutto per gli esordi. Spagna e Portogallo, ad esempio, sono più consci di questa cosa. Dobbiamo ancora lavorare su questo aspetto.

Rotterdam è un festival molto orientato verso il pubblico. La programmazione italiana com’è accolta, soprattutto nel contesto post-pandemico?

L’anno scorso La stranezza, che non è per forza un film facile per il pubblico non italiano perché all’estero non tutti sanno chi era Pirandello, è andato molto bene, e anche Nostalgia. E Manodopera, che non è italiano in senso stretto perché è una produzione maggioritaria francese, ma parla dell’Italia, era il secondo classificato per il premio del pubblico. Gli spettatori olandesi, in generale, apprezzano il cinema italiano. Quest’anno non dubito che i film di Bellocchio e Alice Rohrwacher piaceranno, e sono molto curiosa di vedere la reazione ai film dei Manetti.

Max Borg
25 Gennaio 2024

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