Doveva essere, sulla carta, la scusa perfetta per rivedersi in sala: l’edizione che festeggia i cinquant’anni dell’International Film Festival Rotterdam, uno degli appuntamenti che inaugurano l’anno cinefilo da diverso tempo, con un occhio di riguardo verso il cinema indipendente e sperimentale. Un’edizione che, almeno dietro le quinte, parla anche italiano, poiché nel comitato artistico c’è Giona Nazzaro, reclutato dalla kermesse olandese prima di approdare a Locarno, di cui sta ora curando l’edizione numero 74 (dal 4 al 14 agosto).
E invece, con la crisi sanitaria tutt’altro che finita, gli organizzatori hanno dovuto reinventare l’appuntamento a Rotterdam, optando per una formula ibrida simile a quella messa in atto dalla Berlinale per l’edizione che inizierà il prossimo mese: una prima tranche online, per stampa e professionisti (e, solo in Olanda, anche per il pubblico), nella prima settimana di febbraio, e un evento in presenza aperto a tutti all’inizio di giugno.
Una formula che per certi versi rappresenta bene l’evoluzione dell’audiovisivo e l’identità di Rotterdam, da sempre attento alle nuove modalità espressive. E così, da alcuni giorni, giornalisti e altri professionisti del cinema si recano quotidianamente su Festival Scope, la piattaforma alleata dei festival, dove i film sono disponibili, in piccoli blocchi caricati lungo l’intero arco della settimana, per un periodo di 72 ore dal debutto online (il pubblico li vede 24 ore dopo il primo giorno di disponibilità Press & Industry).
Fanno eccezione i cortometraggi, disponibili per una settimana intera, fino alla conclusione dell’evento, e tra questi c’è anche un titolo italiano: Flowers blooming in our throats di Eva Giolo, girato durante il lockdown della primavera 2020 e presentato a Rotterdam in prima internazionale.
E si respira un po’ d’Italia anche nella selezione dei lungometraggi, alcuni dei quali provenienti dalla Mostra di Venezia: tra questi, il dramma poliziesco danese Shorta, la surreale commedia francese Mandibules e la co-produzione internazionale Quo Vadis, Aida?, che racconta la strage di Srebrenica. Tra gli inediti c’è invece il nuovo film di un habitué veneziano, il cineasta francese Benoît Jacquot, che per l’occasione è anche protagonista di una masterclass insieme alla protagonista Charlotte Gainsbourg.
Ebbene sì, non mancano gli appuntamenti con gli ospiti importanti, disponibili gratuitamente on demand sul sito del festival e organizzati rigorosamente via Zoom. Conversazioni virtuali con figure del calibro di Kelly Reichardt, che in altre circostanze sarebbe venuta a Rotterdam di persona per ritirare un premio alla carriera, e Mads Mikkelsen, protagonista del film d’apertura di questa edizione: Riders of Justice, pellicola di genere intrisa di humour nero scandinavo, dove quattro individui convinti che un tragico incidente ferroviario non fosse tale si riuniscono per punire i colpevoli.
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