51 anni, napoletano, di casa a Mediaset dall’84 al 91 poi “felicemente libero” di lanciarsi nella produzione indipendente prima per la tv poi anche per il grande schermo. E’ Rosario Rinaldo, padre della Pequod, giovane casa di produzione con sede ai Parioli, a cui ha dato il nome della baleniera capitanata da Achab: “Perché il cinema è sempre stato la mia Moby Dick. La inseguo fin dai tempi dell’università”. Un brand che punta alla diversificazione con 5 nuove pellicole. In postproduzione c’è Maledetta libertà di Valerio Ialongo, storia di un detenuto in semilibertà interpretata da due attori rivelazione: Donatella Finocchiaro di Angela e Ivan Franeck di Brucio nel vento. Primo ciak il 5 maggio invece per i fratelli Antonio e Andrea Frazzi che in 8 settimane, tra Napoli e Salerno, gireranno Certi bambini tratto dall’omonimo romanzo di Diego de Silva, anche curatore della sceneggiatura insieme all’ormai collaudata coppia Ferdinando Vicentini Orgnani/Marcello Fois (Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni) e agli stessi registi. In preparazione Pericle il nero diretto da Francesco Patierno, il regista che ha impressionato la Berlinale 2003 con la crudezza di Pater familias, Bad Blood, film low budget dai sapori carpenteriani dell’esordiente Edoardo Tagliavini, Terra e cielo, opera prima di Roberto Cavosi su un gruppo di missionari italiani nelle Filippine, e Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, animazione tratta dal libro di Roy Lewis e coprodotta con i francese di Lès Armateurs (Kirikou, L’enfant qui voulait être un ours).
Quando ha deciso di passare la produzione cinematografica?
Nel 1997 ho proposto ad Adelphi Pericle il nero, il romanzo di Giuseppe Ferrandino. Quando inviai il manoscritto avevo già i diritti. Dopo 5 anni e varie stesure, ora sceneggiatura e regia sono affidate a Patierno. Lui era interessato al libro così ho incontrato Umberto Massa di Kubla Khan ed è nata la coproduzione. Francesco ha la giusta sensibilità per rintracciare l’anima di un personaggio che apparentemente l’ha persa. Pericle è un killer sodomita napoletano che un camorrista locale usa per minacciare i suoi nemici. Vive come un animale ma alla fine trova il modo per riscattarsi.
Qual è la vostra strategia per conquistare il pubblico?
Ci muoviamo tra cinema d’autore e cinema di genere. Maledetta libertà è pensato per un pubblico simile a quello de I cento passi per il suo mix di passione e impegno civile. Così anche Certi bambini in cui però una dura storia di delinquenza minorile si innesta con la capacità dei Frazzi di lavorare sui sentimenti. In Bad Blood c’è invece il richiamo alla tradizione dei b-movie italiani degli anni Sessanta e Settanta. Conoscevo Tagliavini per il suo corto Tao e ho scommesso su lui per un film ispirato a Carpenter e scritto con Roberto Scarpetti. Sarà girato in digitale all’inizio del 2004, forse a Sofia con attori poco noti e costerà circa 1 milione di euro. La lingua sarà l’inglese perché puntiamo al mercato internazionale. Più quello dell’homevideo che delle sale. Con un sogno: la serialità all’americana.
Per il film dei Frazzi ha radunato un vero e proprio pool di sceneggiatori…
Si, gli incontri somigliavano ad assemblee. Hanno lavorato insieme con grande sintonia scegliendo un’impianto narrativo originale: qualcosa di simile allo stream of consciousness letterario con salti temporali alla Pulp Fiction. L’obiettivo è mettere in scena il percorso emotivo di un bambino che, nel corso di un viaggio in metropolitana, ricuce brandelli della sua esistenza.
Su quali tecnologie puntate per il vostro film di animazione?
Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, l’ironica storia di una famiglia preistorica che vive come gente del 2000, sarà un film in 3D girato in motion capture, la stessa tecnica con cui Peter Jackson ha dato vita al Gollum del secondo Il Signore degli Anelli. I personaggi avranno le movenze di star internazionali, tra cui qualcuna italiana. La sceneggiatura è affidata a Fred Fougea ma non è stato ancora definito il regista.
Avete già stretto accordi per la distribuzione?
Per Maledetta libertà c’è un accordo con la CDE da verificare dopo il montaggio.
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