123mila biglietti emessi contro i 118mila del 2010 con un incremento del 4,4% (solo per Alice sono stati 5.000 gli spettatori in più). I numeri del Festival di Roma, che chiude stasera con i premi la sua sesta edizione, sono positivi. Ma sul futuro, nonostante le affettuose rassicurazioni del presidente Gian Luigi Rondi, pesano alcune incognite. La settima edizione, che torna a metà ottobre in base agli accordi con l’Accademia di Santa Cecilia, potrebbe prevedere qualche novità nell’organigramma, perché sia Rondi che il direttore Piera Detassis sono in scadenza. “Per quanto mi riguarda propongo di confermare Piera a vita e visto che scade a dicembre e che la sua nomina spetta a me, posso dirvi fin d’ora che è confermata”, dice il vulcanico presidente della Fondazione Cinema per Roma. Quanto a se stesso non mette limiti alla provvidenza: “vorrei poter continuare, la vita dei festival è elettrizzante”.
In attesa di saperne di più, si fa il bilancio di questa sesta edizione, caratterizzata anche da qualche scaramuccia col ministro Galan poi rientrata (oggi sui giornali spiccava la foto dell’abbraccio Detassis-Galan sul red carpet di Avati). Vediamo dunque di ripercorrere i punti chiave del festival.
Mercato. Di mercato si è parlato molto, piace al ministro e non è in concorrenza con altri festival italiani, ma solo con realtà di altri paesi (leggi American Film Market). “Ma non può essere l’unica voce del festival”, chiarisce Rondi. Anche per il direttore di The Business Street Roberto Cicutto è importante “potenziare tutto il complesso considerando il mercato organico al festival”. Che sarà potenziato è certo: a partire dalla nuova sede al Maxxi con salette digitali da una ventina di posti.
Red carpet. E’ uno dei punti di forza di Roma. Tanto che la conferenza stampa si è aperta con la proiezione di una clip che ne amplificava la ricchezza e la varietà. Richard Gere ci è rimasto per un’ora a firmare autografi e farsi regalare fiori dalle fans, ma la passerella dell’Auditorium, affollata a ogni ora, ha visto transitare Drag Queen, capre e automobili d’epoca. “Fa parte della nostra identità metropolitana”, sintetizza Detassis.
Assenze. Doveva venire Curtis Hanson per Too Big to Fail ma non ha potuto e neanche gli attori si sono fatti vivi. “Con la crisi economica i costi di certi viaggi delle star sono diventati pesanti da sostenere”, dice ancora Detassis. “Ma spesso le assenze sono dipese da impegni precedenti o fatti più gravi. E credo che alcuni film, come quello di Hanson, siano interessanti comunque”.
Documentari. “Cresce l’interesse, ma ci vorrebbero più spazi di proiezione”, dice il curatore di Extra Mario Sesti. Un successone le sue proiezioni con vari film che saranno distribuiti in sala o in DVD. Tra questi Project Nim, la storia dello scacchista Bobby Fischer, lo straordinario Girl Model, che è considerato tra le opere prime più belle e che racconta l’odissea di giovanissime portate in Giappone col miraggio di lavorare nella moda e poi truffate, Turn me on, Circumstance. Si vedranno in DVD anche il film sul capitano della Roma Di Bartolomei, quello su Franca Valeri firmato da Sabrina Guzzanti, quello sull’omicidio di Stefano Cucchi, che uscirà col quotidiano Il fatto. E i documentari circoleranno anche nel sistema delle Biblioteche di Roma.
Hugo Cabret. E’ stata uno smacco l’anteprima a sorpresa a New York di Hugo Cabret di Scorsese, dato che a Roma sono arrivati solo una decina di minuti del primo film in 3D del maestro italoamericano. “E’ stata una sorpresa anche per i distributori italiani, ma quella proiezione l’ha voluta Martin Scorsese in persona pagando per l’evento”, spiega il direttore Detassis. “Anche Venezia avrebbe voluto il film, ma Scorsese ha preferito venire a Roma anche per il rapporto che lo lega a questo festival e abbiamo comunque costruito un evento importante con il restauro di Méliès”, dice Gianluca Giannelli, curatore di Alice.
Distributori trovasi. Cinque film britannici su sette hanno trovato l’interesse dei distributori italiani, racconta Gaia Morrione di Focus UK, una delle sezioni più seguite. Anche Alice funziona per il mercato: il francese La brindille, l’ecuadoregno El nombre de la hija, il belga Nordzee Texas sono tutti i trattative o già acquistati. “Oltre agli eventi mediatici come Il Re Leone in 3D e Twilight – spiega Giannelli – abbiamo avuto molti film a basso budget ma pieni di idee e i ragazzi ci hanno sorpreso per la loro maturità nel capire storie che sembrano difficili, e anzi amarle e premiarle”. Unico desiderio nel cassetto per Alice, “una fascia dedicata ai più piccoli, quelli della materna: è più difficile trovare film originali fatti per loro, ma sarebbe una sfida importante”.
Le date 2012. “Il Ponte ha portato un pubblico nuovo ad Alice, un pubblico di adulti”. “Molta gente è rimasta fuori dalle sale”. “Avremmo bisogno di una nuova tensostruttura”… E allora perché rinunciare alla magia della festa di Ognissanti? “Le date dei prossimi tre anni sono già fissate, seppure a matita, per coordinarci con Santa Cecilia”, spiega Francesca Via. “Stare una settimana dopo il festival di Londra – chiarisce Piera Detassis – ci fa perdere alcuni film e soprattutto impedisce di condividere le spese Londra per portare al festival alcune star internazionali. Accadde per esempio con Sean Penn, che in un unico tour europeo toccò Roma e Londra. Poi c’è anche San Sebastian, che si svolge a settembre, e che è diventato molto aggressivo nell’invitare le star spesandole. Per noi è sempre più difficile”. Pare che, se non fosse stato per i soldi, avremmo avuto al Festival di Roma la Palma d’oro di Cannes, The Tree of Life. Vi pare poco?
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