Attrice, cantante, modella per lo scultore Francesco Messina, pittrice e adesso anche regista di un mediometraggio intitolato Upaya. Ma, come se non bastasse, Romina Power, ha intenzione di intraprendere la carriera di cineasta e sta già scrivendo la sceneggiatura del suo primo lungometraggio: sull’amicizia di due donne che sono cresciute insieme, fin da bambine.
Con lei parte una nuova rubrica settimanale di CinecittàNews, A tu per tu, che darà voce a personaggi del mondo della cultura, dell’arte, della scienza e dell’industria per parlare del cinema che amano o che detestano.
Romina, quale film consiglia di non perdere assolutamente?
Mi è piaciuto molto Sideways di Alexander Payne.
Perché?
Certi film ti entrano nel cuore, ti lasciano dentro un segno che non se ne va. E’ una storia ironica, a volte allegra, dallo humour dolce-amaro. La middle America della Santa Ynez Valley, in California, è lo scenario ideale e poi i due protagonisti, Miles e Jack, ti sembra quasi di conoscerli per quanto sono veri e umani. E’ impossibile restare indifferenti di fronte ad un film come questo.
Che genere di film le piacciono?
Il neorealismo italiano, primo fra tutti Roma città aperta di Rossellini. Ma adoro anche i film di Ingmar Bergman, di Jean-Luc Godard, di Orson Welles e di Robert Altman.
Qual è il film italiano più bello che ha visto di recente?
Pane e tulipani di Silvio Soldini.
Due buoni motivi per rivederlo?
Non ti annoia mai. E poi non ti senti mai triste, perché riesce sempre a mantenere un tono ironico e ottimista.
Preferisce il blockbuster americano o il film italiano d’autore?
Mi piace alternare. E comunque scoprire anche altri tipi di cinematografia, come quella coreana di Kim Ki-duk: di lui ho visto sia Primavera, estate, autunno, inverno sia Ferro 3. E’ un regista fantastico.
Quale film sconsiglia di vedere?
Sconsigliare significa creare curiosità e quindi preferisco consigliare di andare a vedere Il pianista di Polanski, per esempio. In genere, sono contraria a tutti i film violenti, soprattutto se le vittime sono donne e bambini. Sono film che speculano sugli istinti umani più bassi, scoraggiando quella parte di noi che vuole invece riflettere e meditare.
Quale attore italiano ha più apprezzato di recente?
Paolo Ferrari: la sua voce è riuscita a dare una profondità davvero intensa al protagonista tedesco del mio film.
E l’attrice italiana?
Giovanna Mezzogiorno.
La sceglierà come protagonista del suo prossimo film?
No, è troppo impegnativa per il mio cinema: a me piace dirigere gli emergenti, gli attori per caso e di strada.
Qual è l’attore italiano che più rimpiange?
Amedeo Nazzari. Certo, anche Mastroianni, che se n’è andato senza fare abbastanza, ha lasciato un vuoto insostituibile, come Germi o Fellini. Il cinema felliniano mi piace paragonarlo alla pittura di Salvator Dalì: entrambi passano dalla realtà al mondo onirico e surreale.
Quale film non si stanca mai di rivedere?
I film di mio padre. Due in particolare: Il filo del rasoio e Testimone d’accusa. Ma non mi stanco mai di rivedere nemmeno i film di Billy Wilder e di Frank Capra.
A quale regista consegnerebbe il Leone alla carriera?
A Robert Altman e alla memoria di Orson Welles, le cui pellicole non sono state ancora abbastanza sfruttate commercialmente e resta sempre troppo poca la gente che conosce bene il suo genio.
Qual è il più bel film d’amore?
Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Quando lo andavo a vedere piangevo sempre, anche perché sarei dovuta essere io la protagonista; avevo 16 anni, la stessa età di Giulietta, e Zeffirelli mi fece un provino, ma poi scelse un’altra. Un secondo film d’amore bellissimo è I ponti di Madison County di e con Clint Eastwood e Meryl Streep.
Qual è il prossimo film che vedrà?
The Aviator di Scorsese. Anche perché mio padre era amico di Hughes, comprò addirittura uno dei suoi aerei e conservo gelosamente delle lettere che Hughes e mio padre si scrissero.
E un film che non andrà mai a vedere?
Arancia meccanica: è troppo violento.
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