Roma, premio postumo a Aleksej German

Dopo la cerimonia sarà proiettato il suo ultimo film, completato dopo la sua morte dalla moglie e dal figlio, "E' difficile essere un dio"


Il Festival Internazionale del Film di Roma consegnerà il Premio alla carriera 2013 ai familiari del grande cineasta russo Aleksej Jurevič German, scomparso nel febbraio di quest’anno. L’attribuzione del premio era stata comunicata al maestro pietroburghese a inizio inverno, così da accompagnare l’uscita del suo nuovo ambizioso lungometraggio, E’ difficile essere un dio. Per la prima volta nella storia dei festival europei, un premio alla carriera verrà dunque consegnato postumo. A ritirare il premio saranno Svetlana Karmalita, vedova del regista, complice di tutti i suoi progetti più personali e sceneggiatrice dei due ultimi film del maestro, insieme al figlio Aleksej A. German, capofila del rinnovamento del cinema russo contemporaneo, Leone d’argento a Venezia 2008 per Soldati di carta. A seguire la cerimonia di premiazione, verrà proiettato in prima mondiale E’ difficile essere un dio, epica opera di fantascienza filosofica tratta dal romanzo di culto dei fratelli Boris e Arkadi Strugatski (autori, tra gli altri, di Picnic sul ciglio della strada, che Andrej Tarkovskij ha portato al cinema con il titolo Stalker). Nel film alcuni scienziati vengono inviati sul pianeta Arkanar per aiutare la popolazione locale che sta vivendo una fase storica equivalente al nostro Medioevo, in cui sono stati messi al bando non solo gli intellettuali, ma anche chi sa semplicemente leggere e scrivere. Ai protagonisti, che operano in incognito, è stato vietato di influenzare le vicende politiche e storiche del pianeta restando neutrali. Tuttavia, il protagonista, Don Rumata, cerca di salvare dalla gogna gli intellettuali locali e non può evitare di schierarsi: “Cosa faresti al posto di Dio?”.  
Al progetto German pensava già dalla metà degli anni ’60.  Provò a realizzarlo nel 1964, come sua “vera” opera prima, ma per rispettare le regole della Lenfilm, la storica casa di produzione per cui il regista ha sempre lavorato, girò invece Controllo stradale. Successivamente, il progetto viene approvato dal Goskino, l’ente statale incaricato di organizzare l’attività cinematografica in Unione Sovietica, ma nel 1968, dopo la ribellione di Praga, l’autorizzazione gli viene negata per ragioni ideologiche. Vent’anni dopo il regista torna sul progetto, ma decide invece di girare un film che lo impegnerà a lungo, Chrustalev, la macchina!. Dieci anni più tardi, dopo aver dichiarato “Non mi interessa altro che la possibilità di costruire da zero un mondo, una civiltà intera”, German rivolge tutti i suoi sforzi in questa direzione e le riprese lo impegnano dall’autunno 2000 all’agosto 2006: vengono addirittura costruiti dei castelli vicino a Praga e nei teatri di posa della Lenfilm; durante una lavorazione così lunga alcuni attori muoiono di vecchiaia; la postproduzione dura oltre un lustro. Quando German muore, il 21 febbraio 2013, il film viene ultimato dalla moglie e dal figlio.
Per il direttore del festival Marco Müller: “E’ difficile essere un dio conclude la ricerca del regista sul tempo e la memoria, collegando l’assurdità del passato e del presente con quella del Medioevo prossimo venturo. Se avessi oggi in sorte la possibilità di pranzare un’ultima volta con lui, in uno di quei ristoranti dostoevskijano-lenigradesi cui era affezionato, gli avrei citato questo proverbio della sua terra: ‘Per risolvere un problema difficile ci vuole un cinese. Ma per un problema impossibile ci vuole un russo’. Un genio russo come lui”.  

08 Ottobre 2013

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