A Roma per presenziare al Fantafestival, che gli dedica quest’anno un omaggio con la proiezione dei suoi film più rappresentativi, il “maestro del low budget movie” Roger Corman trova il tempo, grazie all’intermediazione del direttore del festival Adriano Pintaldi, di improvvisare una scappata anche al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove tiene un incontro informale per rispondere alle domande e alle curiosità degli allievi.
Affiancato dalla moglie Julie, anche lei produttrice e “chair” del dipartimento Film e TV della New York University, il cineasta americano, grande regista e produttore ma anche, all’occorrenza, sceneggiatore, attore e distributore, saluta con cordialità gli studenti e i vertici del CSC, dal preside Andrea Crisanti al direttore amministrativo Adriano De Santis al direttore generale Marcello Foti, non risparmiandosi in complimenti e avanzando addirittura, tra il serio e il faceto, una proposta di collaborazione: “Sono appena arrivato ed è difficile esprimere un’impressione. Ma so che la vostra scuola è una delle più prestigiose in assoluto e a me è capitato almeno un paio di volte di collaborare con scuole di cinema investendo denaro nella produzione di film degli studenti. Forse è un po’ presto per dirlo, ma magari potremmo parlarne con calma dopo, a pranzo…”.
Durante l’incontro interverrà spesso anche Julie: i Corman sono gentili e affabili di fronte a tutte le domande che vengono poste dagli studenti, tra i quali si percepisce una certa preoccupazione per il futuro del cinema in Italia. “Quel che posso dirvi – li incoraggia il cineasta – è di pensare al cinema non come a un lavoro, ma come a una vera vocazione. Non conosco bene la situazione italiana ma so che ci sono dei finanziamenti da parte del governo e questo comunque è un bene. Nelle nostre scuole gli studenti devono mettere una percentuale per la realizzazione del film, anche se certo poi l’istituto dà una mano con le attrezzature, la crew, il casting. Come consiglio pratico propongo ai giovani cineasti di associarsi in cooperative investendo ciascuno una piccola somma di denaro.”
Corman, del resto, è diventato famoso proprio per la sua “factory”, che dagli anni ’70 agli ’80 produceva una media impressionante di film l’anno. “Ma negli anni ’90 è diventato tutto più difficile – raccontano i coniugi – perché la distribuzione di low e medium budget nelle sale è stata drasticamente ridotta. Ora ne facciamo 4 o 5 all’anno, comunque voi siete fortunati, perché avete a disposizione il digitale che vi permette di risparmiare molto, e Internet che vi permette di fare comunicazione e monetizzare al meglio facendo anche dei test di mercato con molta facilità”.
“Sono convinto – continua Corman – che da qui a quando questi ragazzi si saranno diplomati sarà possibile saltare il processo di distribuzione. Siamo all’inizio di un’era di grandi trasformazioni”.
Ma cosa intende il maestro Corman per low budget? “Da un minimo di 200, 300mila dollari a un massimo di un milione, un milione e mezzo”, è la precisa risposta.
Poi, sollecitato, ricorda con piacere i suoi inizi: prima gli studi di ingegneria, poi i trascorsi come piccolo critico cinematografico – “lo facevo per entrare gratis alle proiezioni”, ridacchia – infine gli studi da sceneggiatore e il passaggio alla produzione e alla regia, che lo ha portato a scoprire e lanciare tanti talenti tra cui Peter Bogdanovich e il campione d’incassi mondiali James Cameron.
“Erano tutti accomunati da tre caratteristiche – dice Corman – Erano intelligenti, estremamente creativi e lavoravano sodo, perché il cinema non è mica glamour come si pensa. E quelli che poi passavano alla regia venivano spesso dal montaggio, campo di prova per la loro creatività. Ci sono molti modi di diventare regista, e frequentare una scuola è certo uno dei migliori”.
“Da noi è molto importante che anche un regista abbia studiato recitazione. È una base fondamentale”, aggiunge Julie. E proprio quest’anno il CSC introduce i corsi di recitazione anche per chi studia regia.
“Penso che gli attori italiani siano i migliori del mondo – conclude Corman – per via dell’impostazione classica. Purtroppo oggi mi pare manchi un genio del calibro di Fellini, che io stesso mi sono occupato di distribuire in Usa”.
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