Si intitola Basilicata coast to coast, la “commedia sentimentale con musiche” opera prima di Rocco Papaleo che ne è anche interprete principale accanto ad Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Paolo Briguglia e al cantautore Max Gazzè. Il film, scritto dal popolare attore, musicista e sceneggiatore, lucano di Lauria e prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Paco Cinematografica e Ipotesi Cinema, uscirà in sala il 9 aprile e racconta il viaggio a piedi ricco di imprevisti e di incontri rocamboleschi che porta ai nostri giorni un gruppo di musicisti dilettanti ad incamminarsi al ritmo dei loro brani dal Tirreno allo Jonio, da Maratea a Scanzano Jonico (con tappe a Val d’Agri, Agliano e Craco) per prendere parte al locale Festival di teatro-canzone. Ne abbiamo parlato con Papaleo, autore con Walter Lupo anche del copione, che prende spunto da un suo spettacolo teatrale.
Come è nata l’idea?
Mi era capitato spesso di accogliere idee e spunti, di partecipare a sceneggiature e di collaborare alla costruzione dei personaggi che ho interpretato, ma questa volta è arrivata un’idea più vasta che contiene in sé la trasversalità del percorso artistico che ho compiuto fino ad oggi.
Pratico da molto tempo il teatro-canzone e quella formula di racconto che ti permette di entrare ed uscire dalla forma canzone mi ha fatto pensare alla possibilità di fare lo stesso lavoro in un film potendo contare su un’esposizione più complessa.
Coltivo poi da diversi anni l’idea del viaggio “coast to coast”, fa parte di una mia particolare suggestione fin dai tempi di Viola bacia tutti di Giovanni Veronesi – di cui ero stato sia interprete che sceneggiatore – l’intenzione di seguire il sole che sorgeva ad Est accompagnandolo finché tramontava ad Ovest, dall’Adriatico al Tirreno, e poi il viaggio inteso come spostamento non solo fisico ma anche esistenziale è un classico e un archetipo della letteratura “on the road”. In un primo tempo avevo l’ambizione di dar vita ad una commedia di amicizia e di avventura sul Sud, zona da cui provengo, cosi come lo osservavo da giovane, con la sua capacità di inseguire sogni, la voglia e la possibilità di cercare un cambiamento, ma poi a poco a poco i personaggi, la storia, i luoghi, l’intervento scenografico hanno fatto prendere al tutto una piega un po’ più profonda. Credo che si stia materializzando una commedia atipica, picaresca, malinconica stralunata, non troppo all’italiana, che grazie al suo tono particolare e alla musica che suoniamo spero risulti sia divertente che sentimentale, poetica e struggente.
Che cosa si racconta in scena?
Quattro musicisti amatoriali di Maratea che non suonano insieme da oltre dieci anni ma coltivano intatta la passione per la musica decidono per una specie di sfida romantica di riorganizzare la loro band per partecipare ad un festival di teatro-canzone sulla sponda opposta della regione. Decidono però di non viaggiare in auto lungo la superstrada – che permetterebbe loro di arrivare a destinazione comodamente in un’ora – ma di incamminarsi… a piedi portando con loro solo due tende da campo, dei viveri e gli strumenti musicali su un carretto trainato da un asino. La strampalata impresa li vedrà percorrere strade secondarie sullo sfondo di paesaggi rurali incontaminati e di piccoli paesi sperduti, nell’intento di trascorrere dieci giorni lontano dalla quotidianità delle proprie vite, senza giornali, cellulari e generi di conforto, per vivere profondamente lo spazio, avere un contatto controcorrente e stravagante col territorio e le loro radici. Molte cose cambieranno in questo itinerario speciale e terapeutico, che rappresenterà per ogni personaggio un percorso interiore e segnerà comunque il giro di boa della propria vita…
Chi sono i protagonisti della storia?
Io sono Nicola Palmieri, un insegnante di matematica che scrive canzoni, suona la chitarra e canta; Max Gazzè è Franco Cardillo: si dedica al contrabbasso ed è un solitario falegname/restauratore di mobili raffinati nonché esperto di elettronica, possiede uno studio di registrazione e di montaggio e non parla in seguito a un trauma giovanile procuratogli 20 anni prima dalla morte di sua moglie; Paolo Briguglia è Salvatore Chiarelli, suona la tromba, lavora nel negozio di tabacchi di famiglia, è un “quasi medico” che ha rinunciato ad una brillante carriera universitaria in seguito ad una depressione; Alessandro Gassman, infine, è Rocco Santamaria e si dedica alle percussioni. Originario di Maratea, è cresciuto a Roma, dove i genitori sono emigrati, è stato un fotomodello, ha partecipato a un reality show in tv, è diventato un popolare beniamino locale, ma al momento è in declino, alla fine della parabola del successo, come avviene quasi sempre ai personaggi dei reality: anche lui si ritroverà col tempo a fare il suo percorso di crescita…
Come entra in scena Giovanna Mezzogiorno?
Giovanna ha il ruolo di Tropea Limongi, una giovane giornalista piuttosto incompiuta che viene incaricata di scrivere su un giornale locale un reportage sullo strano viaggio dei quattro amici, dopo essere stata declassata da un importante quotidiano del Sud dove aveva combinato qualche pasticcio, venendo subito spedita dal padre onorevole a “espiare” in provincia. In un primo tempo la ragazza raggiunge i musicisti in alcune tappe del loro percorso per intervistarli malvolentieri, ritenendoli velleitari e naive ma poi piano piano si coinvolge emotivamente e finisce col proseguire il viaggio insieme a loro…
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