Come in un fuori programma, Roberto fa la sua apparizione sul palcoscenico ottocentesco del Teatrino dei burattini. Smilzo, la faccia liscia e i capelli corti corti, niente naso lungo che poi verrà con gli effetti speciali, arriva di corsa davanti ai cronisti, anche stranieri, che non se l’aspettavano quasi più, dopo due ore di visita al set. C’è la giornalista coreana e c’è persino chi è arrivato da New York, sfidando la guerra. Attimi di silenzio e poi l’uomo che ha travolto anche gli Oscar parte a valanga, tutto d’un fiato. “E’ un catapultamento di allegria fare questo film in un momento poco affettuoso per l’umanità però affettuosissimo per il cinema. Pinocchio è il burattino più famoso del mondo e il libro più venduto del mondo, dopo la Bibbia e il Corano … fondamentalismo della gioia di vivere”.
Inevitabili accenni al conflitto, ma per favore niente domande sull’11 settembre per non guastare l’attenzione concentrata sul film. Questa è la prima uscita ufficiale da quando – era il 25 giugno – sono iniziate le riprese: “è la prima volta che parlo in pubblico e anche in privato…”.
Così le domande sarebbero tante, e lui se le fa da solo. Benigni troppo vecchio come bambino? “Fare Pinocchio da grande è come fare Don Chisciotte da piccini”. Perché la fiaba di Collodi? “Perché è piena di poesia, divertimento, vitalità, crudeltà, sofferenza. Ci sono le viti, il filo di ferro, il legno. E’ piena di contraddizioni e c’è dentro tutto: Don Chisciotte, Faust, Amleto… Edipo”. Quando è nato il progetto? “Desideravo essere Pinocchio da prima che lo conoscessi, anche se ho quasi l’età per fare Geppetto. La prima volta che l’ho letto? Era il 12 maggio alle 4 e mezza, mi pare”. Questo è il suo film più costoso, 80 miliardi contro i 12 di La vita è bella. “E’ una storia poverissima, francescana, ma bisogna farla con una ricchezza enorme di immaginazione e anche qualche soldino…”. Poi, da dietro le quinte, sbuca il direttore di produzione, come un Grillo Parlante, e lo tira per la giacchetta. “Mi chiamano, devo andare, ma non eravamo d’accordo. Ve lo giuro. Parola di Pinocchio”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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