“Le Drude lottano per la propria difesa e per affermare la propria identità. Niente di più vicino a ciò che fanno oggi le donne, anche se in maniera diversa”. Rita Abela è una delle spietate brigantesse di Il mio corpo vi seppellirà, western italiano tutto al femminile che omaggia Leone e Tarantino, diretto da Giovanni La Pàrola, che lo ha scritto insieme ad Alessia Lepore. Prodotto da Cinemaundici, Ascent Film e Rai Cinema, il film è attualmente disponibile in streaming (su Chili, Prime Video, Google Play, Apple iTunes, Rakuten Tv, TimVision e Infinity).
L’attrice siciliana, nata a Siracusa 37 anni fa, racconta a Cinecittà News com’è stato impersonare Ciccilla, una delle quattro bandite chiamate le Drude (le altre sono Antonia Truppo, Miriam Dalmazio e Margareth Madè), che nel Regno delle Due Sicilie, all’alba dello sbarco delle truppe garibaldine del 1860, vanno a caccia di vendetta in una terra senza legge, inseguite dal malvagio colonnello Romano della guardia nazionale (Guido Caprino).
Rita, il suo personaggio è probabilmente il più spietato del gruppo. Una bandita eviratrice che porta con sé il ‘souvenir’ di una delle sue vittime.
È una donna che si vendica di chi le ha fatto del male. Ciò che fa, affonda le radici nel suo passato. Ha conosciuto la violenza sin da ragazzina e, quando riesce a ribellarsi, reitera le sue azioni con cattiveria e sadismo. Per questo si porta dietro un trofeo. È sicuramente la più crudele e la più istintiva delle quattro. Senza voler giustificare le sue azioni, ha un background violento e io ho fatto riferimento a quello per costruire il personaggio.
Le è servito anche documentarsi sulla storia delle brigantesse, che sono realmente esistite?
Studio sempre il testo e il contesto in cui il personaggio si muove. Nel Sud Italia c’è stato un movimento di brigantesse che ha fatto una vera e propria resistenza. Anche se non si racconta spesso, queste donne hanno avuto un ruolo fondamentale in queste lotte. E ciò che si vede nel film non si distacca dalla realtà. In un contesto così crudele o ti adegui e prendi in mano la situazione con gli strumenti che hai, oppure soccombi.
Le Drude sembrano avere anche un lato più ingenuo.
Sicuramente non sono così consapevoli di tutte le azioni che compiono. Si ritrovano di fronte all’imprevisto e hanno reazioni dettate da un istinto di sopravvivenza.
Lei a un certo punto del film, paragona l’Unità d’Italia a uno stupro. Una battuta abbastanza forte, non crede?
È una grande metafora. Il Sud è stato derubato delle sue ricchezze, è stato violato. I piemontesi dicevano che l’oro non sarebbe servito più a nulla, sostituendolo con la carta moneta. Quella frase lancia un messaggio politico su un pagina di Storia rimasta irrisolta. Ma c’è anche un messaggio di resistenza nel film, con queste donne che devono lottare per affermare la propria identità.
E oggi le donne per cosa devono lottare?
Le motivazioni sono le stesse e le lotte non sono cambiate così tanto rispetto ad allora. Il 14 marzo è stato l’anniversario della morte della politica e attivista brasiliana Marielle Franco, assassinata perché era scomoda e difendeva i diritti delle minoranze. Il nostro sistema è ancora purtroppo ancorato a un modello di vita patriarcale. Tante conquiste sono state raggiunte, ma ancora ci sono disparità.
Com’è stato affrontare un genere, come il western, che in Italia non si pratica più ormai da tanto tempo?
Io l’ho fatto con entusiasmo e curiosità. Tutto il lavoro che è stato fatto con le ambientazioni (il film è stato girato interamente in Puglia, ndr), il contatto con la natura e i cavalli, il trucco, i costumi, ci hanno aiutato a cercare di appropriarci di una certa gestualità che quelle donne utilizzavano. Quando abbiamo girato nella cava di Bauxite a Otranto, immerse in quella terra così rossa, ci è sembrato di essere realmente nel Far West. Questo è un western di denuncia e storico, che gioca su tanti generi ed è costruito in maniera tale che ci sia intrattenimento. I personaggi sono a tratti fumettistici. Si passa da momenti di efferatezza, sangue e violenza assoluta, a scambi di battute molto divertenti.
E prossimamente dove la vedremo?
Torno a interpretare Giusy Vitale, la prima donna a diventare capo di un mandamento mafioso in Sicilia, nella terza stagione della serie di Rai2 Il cacciatore. Sono anche la protagonista del cortometraggio di Daniele Pini Big, storia di una ragazza che all’apparenza è grande, ma in realtà è piccola e tenera, e piena di fragilità.
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