TORINO – Tony Blair è sicuramente uno dei leader contemporanei più raccontati dal cinema. Ispiratore dello splendido thriller politico The Ghostwriter di Roman Polanski, è addirittura protagonista di una trilogia, composta da The Deal, The Queen e The Special Relationship, che in Italia si chiamerà I due presidenti e uscirà con Medusa il 10 dicembre. Il 28° Torino Film Festival ha presentato in anteprima il film, già andato in onda sulla rete HBO e il regista Richard Loncraine è venuto a parlare di questo progetto scritto da Peter Morgan, sceneggiatore sia di The Queen che del nuovo Clint Eastwood Hereafter, che chiuderà il festival torinese il 4 dicembre. Morgan è uno scrittore di raffinata bravura, che riesce a imprimere ai dialoghi di un film in buona misura teatrale (e spesso fatto di lunghe telefonate notturne) un ritmo avvincente e un retrogusto caustico, senza tradire la verità storica dei fatti, ma con qualche licenza poetica soprattutto nella descrizione della vita privata dei due leader. L’inquilino di Downing Street appunto, e quello della Casa Bianca Bill Clinton. Che sono raccontati attraverso la relazione speciale che li lega fin da quando il britannico non era ancora stato eletto primo ministro, ma anche nel rapporto con le rispettive mogli, due donne brillanti, intelligenti e carismatiche passate anche loro alla storia: Cherie e Hillary. Il film affronta momenti chiave della storia mondiale, dall’intervento in Kosovo al sexygate e si conclude con le immagini televisive dell’incontro tra Blair e G.W. Bush a Camp David, quando si consuma il definitivo tradimento del leader laburista ai danni del vecchio amico americano, ormai screditato per aver cercato di negare pubblicamente i “comportamenti sessuali inappropriati” con la stagista Monica Lewinsky. Ma, come diceva Oscar Wilde, “i veri amici ti pugnalano di fronte”.
L’affaire tra il presidente Clinton e la stagista Lewinsky è raccontato dal film con grande equilibrio tra le conseguenze politiche e il dramma privato, peraltro temperato dal sangue freddo di Hillary.
Il corso della storia sarebbe potuto cambiare se non ci fosse stata Monica Lewinsky. Forse non ci sarebbe stata la guerra in Irak, forse Al Gore sarebbe stato eletto presidente e sicuramente Hillary non sarebbe segretario di Stato.
Come spiega il fatto che in Italia un politico di primissimo piano possa restare in sella nonostante una serie di scandali sessuali anche più clamorosi di quello?
Bisogna sempre stare attenti a criticare gli altri paesi e io non sono abbastanza informato sulla politica italiana. Posso dire, da osservatore molto esterno, che è notevole che un premier possa farla franca con quei comportamenti, ma ancor più sorprendente è che un capo del governo possa concentrare nelle sue mani tanto potere mediatico, mezzi di informazione, televisioni, radio, produzione e distribuzione cinematografica. E’ incredibile anche che l’opposizione, quando era al potere, non abbia fatto una legge per impedire tutto questo. D’altra parte quando vedo il vostro primo ministro su YouTube mi diverto moltissimo. Se io ho fatto un film divertente su Blair e Clinton, su Silvio Berlusconi si potrebbe fare un film divertentissimo.
Come vede la situazione del Regno Unito sotto David Cameron?
Abbiamo gravi problemi economici, come tutta Europa, e in più il nostro premier rappresenta il peggio della destra più conservatrice: ha studiato a Eton, fa parte di club esclusivi, non riesce neppure a capire cosa significhi non avere privilegi e denaro. Anche il Labour mi ha deluso, mentre i liberal, che hanno fatto una campagna elettorale incentrata sui temi dell’istruzione, oggi appoggiano un governo che ha aumentato le tasse universitarie a 10mila euro l’anno.
Torniamo al suo film: Michael Sheen è ormai un alter ego fisso di Tony Blair, ma anche Dennis Quaid è mimetico nei panni di Clinton, per non parlare delle due protagoniste femminili, Hope Davis e Helen McCrory.
Hope Davis, che fa Hillary, l’ho scelta io, gli altri interpreti sono frutto di ottime scelte produttive. Sheen è un attore versatile, come ha dimostrato anche in Frost / Nixon, e prossimamente non lo vedremo più nei panni di Blair ma in altre prove, Quaid ha un’impostazione più sciolta, meno controllata. Entrambi hanno lavorato molto sul modo di parlare.
E’ vero che doveva essere lo sceneggiatore Peter Morgan a dirigere “I due presidenti”?
E’ vero. Ma a quattro settimane dal primo ciak sua madre si è ammalata gravemente e lui ha deciso di rinunciare. Non abbiamo mai lavorato insieme, io mi sono limitato a rimodellare la struttura narrativa per essere il più possibile fedele ai fatti storici, mentre lui si era preso qualche libertà che la HBO non gradiva troppo.
Cherie e Hillary hanno avuto un ruolo chiave nel decidere le sorti dei loro mariti e quindi del mondo.
Come si dice, dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Ma l’influsso è stato reciproco. Oggi Hillary è segretario di Stato e, come dicevo, forse non sarebbe arrivata a questo incarico se non ci fosse stato il caso Lewinsky.
E’ interessante la parabola di Blair, un progressista che viene gradualmente corrotto dal potere fino ad assumere posizioni di destra.
Peter Morgan voleva mostrarci proprio questo, il percorso che porta Blair all’intervento in Irak. Un uomo politico che cambia, diventando quasi megalomane, via via che acquista potere e questo anche a causa della sua conversione religiosa. Per questo ho chiuso il film con le immagini del suo incontro con Bush e della loro alleanza.
Lei si è occupato di figure come Riccardo III o Winston Churchill. Crede che il modo di esercitare il potere sia mutato nel corso dei secoli?
Non credo, ci sono delle costanti attraverso i secoli che riguardano le emozioni umane, la cupidigia, la gelosia, quello che cambia è la velocità della comunicazione e il ritmo dell’informazione. Forse che un tempo non esistevano gli abusi sui bambini? Ecco perché Riccardo III di Shakespeare si può benissimo ambientare ai gioni nostri.
Oggi la sinistra sembra non saper uscire dalla crisi di identità e di incisività politica in molti paesi del mondo e nonostante la vittoria di Obama.
Io sono di sinistra e credo che abbiamo il dovere di occuparci delle persone meno fortunate di noi, la non violenza e la solidarietà sono due valori importanti che vanno insegnati ai giovani. Il comunismo non ha funzionato, anzi è stato un disastro, ma io credo nella bontà della razza umana e nel fatto che può migliorare attraverso l’educazione. Ecco perché gli insegnanti dovrebbero essere ben pagati e rispettati, cosa che non avviene. Penso che un film come questo possa aiutare la gente comune a capire meglio la politica.
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