‘Ricchi a tutti i costi’. De Sica e l’umorismo nero “tra Woody Allen e Blake Edwards”

Il film sequel di 'Natale a tutti i costi', con Angela Finocchiaro e Fioretta Mari, che qui diventa la vera protagonista. A loro si aggiunge Ninni Bruschetta. La regia è ancora di Giovanni Bognetti e l’uscita è solo su Netflix, dal 4 giugno


C’erano una volta i Delle Fave, e ci sono ancora, questa volta non per un Natale a tutti i costi (primo film), ma per provare a essere Ricchi a tutti i costi, sequel sempre diretto da Giovanni Bognetti e in cui ritroviamo Christian De Sica (il papà), Angela Finocchiaro (la mamma Anna), Fioretta Mari (nonna Giuliana) che qui è la vera protagonista, accanto a Nunzio, spassoso scavezzacollo interpretato da Ninni Bruschetta. Nella famiglia non mancano anche i due figli, sempre interpretati da Dharma Mangia Woods, che gestisce una sala da tè, e Claudio Colica, sempre depresso e alla perenne ricerca di un posto di lavoro.

Il film – in uscita il 4 giugno solo su Netflix – è basato Mes Très Chers Enfants, opera per il cinema scritta e diretta da Alexandra Leclère: il lungometraggio italiano è prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film (Gruppo Rainbow), in associazione con Sony Pictures International Productions.

La famiglia Delle Fave, dunque, è protagonista di un’altra avventura, una commedia nera: questo sarebbe l’intento, anche se il sarcasmo, la sagacia, lo spirito dell’umorismo scuro, restano sempre accennati, senza mai spingere davvero verso quella spassosa cattiveria che rende davvero godibile il genere specifico.

Nella storia, si parte per Minorca, dove la nonna – con la sua milionaria eredità da 6 milioni di euro – ha deciso di sposare Nunzio, fidanzato di quattro decenni fa della figlia (Finocchiaro) e che adesso, artista scapestrato con una vita poco limpida trascorsa in Sud America, ha sedotto il personaggio interpretato da Fioretta Mari: i suoi, per quanto tutti un po’ seccati che la nonna non elargisca loro un po’ di eredità, sono preoccupati per la sua sorte, perché nel passato di Bruschetta scoprono due matrimoni con due signore ben più grandi di lui, entrambe morte.

È Anna a voler salvare la mamma e così trascina il marito e i figli, con ironica naturalezza, dentro un piano omicidiario: tra rimedi erboristici velenosi, finte lettere d’addio, potenti sonniferi e tubi di scappamento che con le macchine elettriche poco hanno in comune, s’improvvisano sicari, non ridicoli di per sé, ma indubbiamente dilettanti e spiritosi.

Uno per tutti, tutti per uno? Prima sì, poi no, infine non del tutto ma… l’amore trionfa, il senso della famiglia prende il sopravvento, un imprevisto spariglia le carte e chissà se la famiglia Delle Fave – “alla prossima puntata” – la ritroveremo in Brasile, destinazione scelta dalla nonna per trascorrere la vita che le resta sulle spiagge, gingillata dall’amato Nunzio, infatti, commenta Mari: “oggi che imperano gli anziani, la battuta che vale l’intero film è quando io dico ad Anna: ‘…pensa alla mia età scopare in Brasile!“. L’attrice si dice piena di “orgoglio e che sia stata una grande gioia lavorare con bravi compagni di lavoro: se sono bravi, migliori anche tu; se sono cani, ti adegui, ma io quest’anno ho festeggiato 170 commedie messe in scena a teatro e sto diventando ora un’attrice di cinema, così ma non posso dimenticare Fellini, quando disse: ‘il cinema è la mia configurazione per essere vicino a Dio’, e anche io, col cinema, mi sento vicina a Dio”.

Bognetti spiega che “l’idea di base era portare la routine di famiglia in una dinamica di assassinio, una vicenda quasi fastidiosa, ma da sbrigare in famiglia: era divertente il contrasto tra la normalità famigliare e l’omicidio”.

Per Bruschetta “la qualità autorale della commedia corale si vedeva già sulla carta, per via di Giovanni, grande autore di commedia”.

Un’affermazione a cui Christian De Sica dà un’eco tonante, affermando che “Giovanni non scrive commedie buoniste, finalmente: c’è un senso dell’umorismo alla Woody Allen, che mi piace; ben vengano commedie scritte bene, alla Blake Edwards o alla Allen, appunto. La new entry di Bruschetta è stata un grande acquisto e Fioretta qui diventa davvero protagonista assoluta. Mi auguro di andare avanti per qualche anno con questa famiglia”.

La commedia nera di Bognetti è apprezzata da De Sica anche perché l’attore ribadisce un pensiero che in questi mesi ha ripetuto con tenacia, ovvero che “il politicamente corretto è una stronzata, perché fai ridere col demonio e non con San Francesco. Se si vanno a vedere i vecchi film erano feroci, penso a Piccola Posta con Sordi: era tremendo, suonava lo xilofono sulle teste delle vecchie. Potrei farlo io oggi? No. E se dicessi oggi quello che dicevo nei film di De Laurentiis mi arresterebbero”.

Della sua Anna, poi, Finocchiaro commenta che “lei programma l’omicidio come un’uscita all’Ikea, con lucidità casalinga. Mi piace il passo cinico dato da Giovanni: c’è un realismo molto semplice, che non mi ha fatto giudicare il personaggio, dentro cui mi sono buttata”.

Nel film, tra un pizzico di mistero e questo ilare piano omicidiario, c’è però anche il discorso famigliare rispetto al valore del ruolo genitoriale: qui, sin dal principio, sono coinvolti i figli nell’organizzazione dell’atto criminale, e così viene sollecitata la riflessione dei protagonisti sul significato dell’essere davvero genitori e sulla generazione corrente più recente. De Sica dice che lui abbia seguito “il consiglio di mio padre, che mi disse di non fare l’Accademia: io, per vergogna di non essere abbastanza capace, essendo suo figlio, sono andato in Sud America, facendo il cameriere e lì cominciando a cantare; lo stesso ho fatto con mio figlio Brando, che ha studiato cinema in America, ma facendo il cuoco per mantenersi. Io, se avessi continuato con l’Università, dove ho sostenuto sette esami, avrei fallito: così sono andato a fare la scuola del night”. Il tema è “una questione su cui mi interrogo tutti i giorni”, ammette Finocchiaro, per cui “nel film non c’è una comunicazione: sembra una famiglia unita ma in realtà non comunica per niente. Nella vita, spesso mi chiedo se io sappia vedere chi ho di fronte o veda chi io voglio vedere: è una riflessione necessaria per permettere l’autonomia”.

Per Ninni Bruschetta, “la nostra generazione è efferata, si vede guardando cosa accade nel mondo, mentre i ragazzi rappresentano la speranza”.

 

 

 

 

30 Maggio 2024

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