“Cattleya ha raggiunto un primo punto d’arrivo: produrre cinema d’autore che sia seguito dal pubblico italiano. Ora bisogna compiere un passo successivo”. Così Riccardo Tozzi sull’attività della società da lui fondata nel 1997. Ad oggi Cattleya ha prodotto 22 film, tra cui Non ti muovere di Sergio Castellitto con Penelope Cruz, Io non ho paura di Gabriele Salvatores con Aitana Sanchez e Diego Abatantuono e Caterina va in città di Paolo Virzì. Secondo il produttore la prossima mossa sarà quella di “internazionalizzare i film”. Tra i prossimi progetti vi sono Vita di Paolo Virzì e La mia mano destra di Cristina Comencini, entrambi in lingua inglese e con capitale in parte americano. “Le due storie sono internazionali perché nel primo caso si parla di italo-americani a New York e nel secondo di Clara Schumann, pianista tedesca moglie di Robert Schumann”, compositore la cui fama è indiscutibile in tutto il mondo da almeno un secolo.
Tra le intenzioni di Tozzi c’è quella di aumentare la produzione di film di genere, in particolare commedie sentimentali e giovanili, sul modello di Tre metri sopra il cielo di Luca Lucini: “Stiamo già lavorando al secondo libro di Federico Moccia, autore del romanzo su cui si basava 3mSC. Il film non ha ancora titolo definitivo ma non si chiamerà Tre metri sopra il cielo 2“, ha chiarito Tozzi.
Per il produttore il problema centrale nella realizzazione artistica e produttiva di un film è “la ricerca dei materiali e dei talenti giusti da combinare insieme”. Tre elementi contano in particolare: una storia, nella quale si riconosca la cifra dell’autore; un cast di attori anch’essi riconoscibili (“in Italia per il momento usiamo sempre gli stessi interpreti perché abbiamo ancora poche star”); la qualità della fattura, migliorata moltissimo negli ultimi anni. “Ricordo ancora quando, ancora dipendente di Mediaset, andavo ai mercati internazionali e mi sentivo dire dai compratori esteri che le società non mandavano a comprare i nostri film perché tecnicamente improponibili”.
Tozzi parla di una qualità standard nella ripresa, nei costumi, in generale nella confezione dei film, mediocre durante gli anni ’80: “Allora facevamo un brutto cinema che non piaceva a nessuno. Certo c’erano delle eccezioni, troppo poche però. Avevamo smesso di fare film per il pubblico e una cinematografia senza pubblico è certamente destinata a diventare brutta e a morire”. Tozzi, uno di quei produttori italiani favorevoli al decreto Urbani per il cinema, dice: “Bisogna fare di più, arrivare all’introduzione di una legge che favorisca il finanziamento dell’industria cinematografica e non dei singoli film con l’introduzione di agevolazioni fiscali come la tax shelter, sistema di reinvestimento di utili detassati”.
Cattleya, che al momento ha in preparazione nove film, sta lavorando anche alla produzione di fiction televisive di qualità: “Il nostro responsabile Maurizio Tini sta seguendo lo sviluppo di 2 miniserie come Codice rosso e Libertà provvisoria“. Intanto è in postproduzione Dalida con Sabrina Ferilli.
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