Riccardo Milani: “Racconto l’amore a 360°”


L’ultima volta che ha realizzato un prodotto per la Rai, Riccardo Milani è piaciuto alla critica e agli spettatori che in quasi 7 milioni lo scorso aprile hanno seguito Rebecca, la prima moglie nonostante quelle vicende fossero già note dai tempi di Daphne Du Maurier e Hitchcock. Ora il regista di Piano solo e Auguri professore accetta un’altra sfida quella di dirigere la prima serie della sua carriera Questo è amore, ben 13 puntate che probabilmente andranno in onda a gennaio. Alle 8,30 del mattino Milani è già sul set dove sarà impegnato fino ad ottobre con due unità, la prima guidata da lui e la seconda dalla collega Laura Muscardin. E oggi , dopo aver dato un’occhiata al girato giornaliero, sarà al RomaFictionFest insieme a parte del cast, Stefania Rocca, Emilio Solfrizzi, Neri Marcorè e Carlotta Natoli, per presentare quella che ci ha detto essere “una storia romantica con un registro ironico. Un racconto su tutti i tipi di amore, non solo quello di chi è eterosessuale e sposato, ma anche quello delle coppie di fatto e dei legami omosessuali”.

Che tipo di serie è Questo è amore?
Una commedia elegante e garbata, ma non per questo va presa sottogamba. Affronta con efficacia i temi seri che interessano davvero la gente. Io per primo ho voglia di raccontare la società con un mezzo diretto e potente come la tv e magari mostrare la realtà differente delle famiglie allargate e degli amori meno convenzionali, il tutto con grande autoironia.

Quando è venuto a conoscenza del progetto?
Me ne ha parlato dapprima Claudia Luigi responsabile di Rai Fiction e poi Ivan Cotroneo, autore che stimo moltissimo. Ho letto tutti i suoi libri e quando mi ha detto che avrebbe scritto la sceneggiatura delle serie, leggerla e propormi per la regia sono state conseguenze immediate.

Lei è l’ennesimo regista italiano con grossa esperienza cinematografica che decide di lavorare anche per la televisione. Che ne pensa delle critiche nei confronti delle opere tv?
Credo che invece di sprecare tempo a parlarne male bisognerebbe impegnarsi a farla bene. Spesso colleghi molto bravi non vengono adoperati al massimo delle loro potenzialità ed è un peccato perché si perde la possibilità di usare il mezzo più popolare e democratico che c’è, il piccolo schermo, per raggiungere un pubblico molto più vasto di quello cinematografico.

C’è un modo di modificare questa tendenza all’approssimazione?
Bisognerebbe aiutare gli spettatori innalzando la qualità di quello che vedono. I principali network italiani devono osare di più. La vera svolta sarebbe vedere i programmi interessanti e originali che passano sui canali satellitari anche su Rai e Mediaset. E poi gli addetti ai lavori devono abbattere ogni forma di snobbismo nei confronti del piccolo schermo. Solo così si può tentare davvero di stravolgere i canoni tradizionali del modo di raccontare in tv e proporre linguaggi nuovi.

Dopo Questo è amore la rivedremo prima sul grande o sul piccolo schermo?
Fino a gennaio sarò occupato con la serie. Poi potrò dedicarmi ad un progetto per il cinema, ma è tutto ancora molto vago. Posso solo dire che sarò sia regista che sceneggiatore.

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11 Luglio 2008

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