Riccardo Milani: “Il futuro che Gaber prevedeva è arrivato”

Il doc 'Io, noi e Gaber' celebra il ventennale della morte del grande artista. Prodotto da Atomic in coproduzione con Rai Documentari e Luce Cinecittà e presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, sarà disponibile nelle sale dal 6 all’8 novembre, distribuito da Lucky Red


ROMA – La battaglia della generazione di Giorgio Gaber è stata persa: non sono stati in grado di “ribellarsi alla violenza dell’oggetto”. Ma anche se il mondo sta sprofondando, non è mai finita. Il messaggio ottimistico – per quanto rabbioso – del padre del teatro canzone, viene ereditato da Riccardo Milani, all’interno del suo documentario Io, noi e Gaber, che celebra il ventennale della morte del grande artista. Prodotto da Atomic in coproduzione con Rai Documentari e Luce Cinecittà e presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, sarà disponibile nelle sale dal 6 all’8 novembre, distribuito da Lucky Red.

Nelle sue oltre due ore di durata, il film ci aiuta a ricostruire una figura cruciale per la vita culturale del nostro paese, restituendo l’immagine di un artista a tutto tondo, un genio libero che ha sempre saputo puntare il dito contro le contraddizioni della nostra società consumistica, indifferente a ogni forma di conformismo, riluttante al richiamo dell’egocentrismo, seppure parlando dall’alto di un palcoscenico.

“Ho sempre apprezzato il suo coraggio, – dichiara Milani – una qualità che ti fa dire le cose anche quando sono scomode. La ricerca della verità e la libertà del pensiero da lì in poi sono state una costante della mia vita e del mio mestiere, almeno spero. Cercando di non avere mai posizioni totalmente ideologiche. Il futuro che Gaber prevedeva è arrivato. Se guardo a lui, penso all’onestà intellettuale con cui ha raccontato il mondo. Io sono stato un pollo d’allevamento, uno a cui lui ha detto quando è moda è moda. Questa è una funzione etica e sociale enorme, lo ha detto a tutta una generazione e lo potrebbe dire anche adesso. In questo senso i testi di Gaber sono profondamente attuali e c’è profonda necessità di Gaber adesso, della sua lucidità, di quella passione civile che un cantante eccelso come lui ha fatto sua”.

In Io, noi e Gaber, sono tantissime le testimonianze prestigiose raccolte per unirsi al ricordo del Signor G. Ciò che colpisce maggiormente, però, è la varietà della platea coinvolta: non solo parenti, amici e artisti del calibro di Gianni Morandi, Jovanotti, Claudio Bisio, Mogol, ma anche giornalisti come Vincenzo Mollica, presentatori come Fabio Fazio, politici come Samuele Bersani, giovani attori come Francesco Centorame. Uno spettro infinito di personalità accomunate dal valore sconfinato dell’arte di Gaber. “Ho incontrato tante persone diverse tra loro – per mestiere, per estrazione sociale e culturale – però tutte che hanno fatto i conti con Gaber e ancora lo fanno. – continua il regista – Questa è la linea che ho seguito. Ho avuto contributi umani, professionali, etici da persone molto distanti tra loro. Ho anche il rimpianto di non avere incontrato tutti quelli che volevo, per vari motivi. Gaber ha veramente attraversato tutto”.

La televisione, la musica, il teatro, le collaborazioni artistiche che hanno segnato un’epoca come quelle con Enzo Jannacci e Mina. Il film racconta tutti gli aspetti dell’uomo e dell’artista, facendo fondo a un patrimonio gigantesco di immagini d’archivio da cui emerge la grandissima capacità di Gaber di spendersi fino all’ultima goccia di sudore per il suo pubblico. Un performer, prima di ogni cosa, una bestia da palcoscenico che Milani ha provato a riportare in vita con il suo lavoro registico e con il suo appassionato omaggio. “Vorrei ascoltare la voce di Gaber, adesso, fisicamente. – conclude Milani – Qui, in questo teatro. A volte le voci sono importanti perché ti riportano a un pensiero, a un’apertura, a una possibilità di guardarti attorno. Quella voce mi manca tanto perché era uno stimolo costante a guardare dentro e fuori di me”.

Carlo D'Acquisto
22 Ottobre 2023

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