VENEZIA – L’obiettivo era quello di realizzare un cinema “trepidante”, che ti lascia incollato alla poltrona, con gli occhi sullo schermo e il cuore che batte. E così Dani de la Torre ha portato ai Venice Days il suo primo, ambizioso lungometraggio dal titolo El desconocido – Retribution, in cui Luis Tosar, importante attore spagnolo già protagonista alle Giornate del thriller carcerario Cella 211, diventa Carlos, bancario che riceve una inquietante telefonata mentre sta portando – insolitamente – i figli a scuola. È la voce di uno sconosciuto quella che lo avverte che sotto i loro sedili è piazzata una bomba pronta a esplodere non appena si alzeranno, e che per disinnescare la minaccia chiede una cospicua somma di denaro, che poi si capirà essere intesa come una sorta di compensazione per il disastro economico (e poi esistenziale) che Carlos ha provocato con manovre finanziarie superficiali, se non ciniche. “Per il ruolo del protagonista ho pensato da subito a Tosar, un attore che mi piace moltissimo e che è stato molto generoso nel suo coinvolgimento in questo film, che è la mia opera prima”.
“L’idea è nata tre-quattro anni fa pensando alla situazione spagnola di crisi economica e finanziaria – ha detto il regista a CinecittàNews – che purtroppo continua ancora oggi. Ciò che mi interessava, però erano le vicende umane dietro la crisi, volevo mostrare come con una decisione sbagliata possiamo rovinare la vita ad altre persone, che a loro volta per vendicarsi, con una decisione altrettanto sbagliata, possono distruggerla ad altre ancora, in un effetto domino. Alla fine ci si distrugge l’uno con l’altro, schiacciati negli ingranaggi di un capitalismo brutale”. Il risultato è un thriller serrato – nelle sale spagnole dal 25 settembre – che si piazza a metà tra Locke (è quasi interamente ambientato in un’automobile), Speed (per l’impossibilità di fermarsi) e In linea con l’assassino (per il ruolo cruciale della comunicazione telefonica).
“È vero che il mio film ha qualche parentela con questi titoli, anche se Locke è successivo alla gestazione di Retribution – ha commentato de la Torre – d’altronde i miei registi di riferimento sono Michael Mann, Tony Scott, Alfonso Cuaròn, Steven Spielberg, che ho omaggiato con una scena di inseguimento che cita La guerra dei mondi, in un piano sequenza di quattro minuti che è stata anche la scena più complicata di un film non facile da girare dal punto di vista tecnico. La sfida era mantenere la continuità emotiva nei 95 minuti di narrazione, che corrispondono a tre ore di tempo reale e sei settimane di riprese”. Per prepararlo, il regista ha parlato con bancari, poliziotti, persone capaci di fabbricare bombe, persone che sono state coinvolte in situazioni simili. “Mi hanno tutti raccontato quanto è facile che succedano cose simili”.
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