In sala dal 31 maggio con Parthenos Resina di Renzo Carbonera, dramma musicale-montanaro di grande impatto visivo grazie all’ottima regia e ai bellissimi scenari del Trentino. Nel cast, composto da Thierry Toscan, Jasmin Mairhofer, Andrea Pennacchi, spicca la protagonista Maria Roveran, scoperta a suo tempo da Alessandro Rossetto in Piccola Patria.
Maria, giovane violoncellista, torna, dopo la morte del fratello, al paesino di montagna delle sue origini, piccola enclave isolata dove si parla ancora una lingua arcaica: il cimbro. Già delusa dal mondo spietato della musica, trova una situazione familiare complessa e una piccola comunità alle prese con i primi effetti del cambiamento climatico. Quasi per caso, o forse perché è impossibile non trovarsi all’unico bar della piazza, Maria entra in contatto con il glorioso coro polifonico maschile di cui faceva parte suo nonno. In realtà ora il tutto è in completo disarmo, affidato a una manciata di strampalati ubriaconi, e Quirino è l’unico di loro a non volersi arrendere all’evidenza: sogna ancora di partecipare a un fantomatico concorso canoro, in grado di riportarli all’antico splendore. Per fare questo chiede aiuto a Maria, e lei accetta la sfida perché sotto sotto cerca un modo per riavvicinarsi al mondo della musica. Un caleidoscopio di personaggi tinge di ironia e ritmo il racconto di un piccolo mondo. Ne emerge la storia di una giovane donna in un mondo di uomini.
“Resina è musica, montagna, ruolo della donna e ambiente – dice il regista – In molte comunità medio-piccole, un po’ in tutta l’Europa continentale, il coro del paese è un collante sociale fondamentale codificato nei secoli, una “resina”, per l’appunto. Il collegamento tra questo presupposto e il tema dell’emancipazione femminile è fondamentale per l’intera storia, e lo è a maggior ragione in questo particolare momento storico, in riferimento alla presa di coscienza degli abusi e soprusi nei confronti delle donne, e della sottorappresentazione delle stesse. La sceneggiatura è ispirata a recenti vicende avvenute nel coro polifonico di Ruda, un coro friulano che vanta tradizione austro-ungarica centenaria, che ha saputo reinventarsi fino a entrare a pieno titolo nel novero dei cinque migliori cori maschili al mondo e a vincere due volte le olimpiadi corali. 40 voci maschili il cui merito va attribuito in gran parte al suo direttore, in questo caso una donna, Fabiana Noro”.
Il film è la prima produzione ad aver applicato il protocollo T-Green della Trentino Film Commission, atto alla riduzione dell’impatto ambientale durante la lavorazione.
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