Rendez-vous, Guiraudie: “con ‘Viens Je t’emmène’ la commedia abbatte i cliché”

Il regista: ho cercato il confine tra tragedia e commedia


Paure, paranoia collettiva, gioia di vivere. L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice (Viens Je t’emmène), ultimo lavoro di Alain Guiraudie presentato al Nuovo Sacher di Roma per la XIII edizione del festival Rendez-vous, è una commedia satirica e a tratti amara che tiene insieme tutto questo. Ma non solo. Distribuito da SatineCult, il nuovo label di Satine dedicato alle voci cinematografiche più audaci e originali del cinema contemporaneo, arriverà nelle sale il prossimo 27 aprile. 

Il punto di partenza di questo film è sicuramente quello degli attentati del 2015, sono stati eventi estremamente traumatici in Francia… – racconta GuiraudieIo ho avuto voglia di parlare non tanto degli attentati in sé, piuttosto del modo in cui io avevo sentito questi eventi. Quando ho deciso di girarlo ero reduce da due film piuttosto cupi come Lo sconosciuto del lago (2013) e Rester vertical (2016), ho avuto voglia di darmi un po’ di gioia di vivere e ritrovare un po’ di fiducia nel futuro, quindi mi sono orientato su una commedia. Mi sono detto che qualcosa poteva funzionare anche seguendo quel registro, rispetto al modo in cui erano stati vissuti gli attentati e rispetto alla paranoia collettiva che si era impadronita di tutti… Mi sono sempre interessato nel cinema al confine tra tragedia e commedia, ma non ero mai riuscito a spingerlo fino in fondo. Ci avevo provato con Le Roi de l’évasion (2009), però mi ero buttato troppo sul lato commedia. E invece ho pensato che qui sarei potuto arrivare a un equilibrio tra queste due tendenze”.

E le due tendenze si rincorrono davvero dal primo fotogramma del film. Il giovane Médéric (Jean-Charles Clichet) si innamora perdutamente di Isadora (Noémie Lvovsky), una prostituta ultracinquantenne sposata con un marito gelosissimo. Intanto la sua cittadina è sconvolta da un attacco terroristico di apparente matrice islamica e nella sera stessa Selim (Sami Outalbali), un ragazzo arabo senzatetto, cerca rifugio nel suo condominio suscitando una paranoia collettiva assieme a una diffidente generosità, anche da parte degli stessi abitanti musulmani. “C’era in me la voglia di riunire tutte le contraddizioni emerse nel dibattito in corso nella società francese in un unico edificio, continua Guiraudie. Io ho amato molto Cosa ho fatto per meritarmi questo e Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Almodovar, che riuniscono in un unico luogo vari aspetti. Nel mio film, già in partenza c’è un eroe che riunisce in sé tante caratteristiche contraddittorie: è un po’ vigliacco, ma è anche onesto e in qualche modo coraggioso; ma è anche un po’ bugiardo, generoso da un lato ma avaro dall’altro… La commedia permette di lanciarsi in un rovesciamento di quelle che sono determinate rappresentazioni di certi personaggi: il film gioca con tutti questi preconcetti che si hanno sulle origini etniche e sociali di qualcuno, e mi è piaciuto rovesciare questi cliché”.

L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice, insomma, tocca molti nervi scoperti della nostra società, e il regista cerca di contestualizzarli storicamente.

“Queste paure, iniziate in realtà dopo gli attentati del 2001 a NewYork, hanno fatto si che cambiasse lo sguardo collettivo nei confronti dei musulmani e degli arabi, anche io che vengo da paese colonialista penso di essere impregnato di queste idee razziste…”, spiega Guiraudie. “Ma dobbiamo chiederci se questo periodo abbia solo fatto riemergere questo in tutti noi, se questa paranoia – che non è solo francese ma in generale europea – di tipo post-coloniale, sia sempre esistita in noi in modo sotterraneo e sia solo emersa in questa occasione. Poi, mettendo anche da parte quest’idea della paranoia, viene comunque alimentata ‘la teoria della grande sostituzione’ che è nata in Francia intorno agli anni ’90, questa teoria sullo scontro di cilviltà, sul fatto che gli arabi ci sostituiranno… è utilizzata a livello politico molto spesso, e devo dire che funziona abbastanza. E la scena dell’incubo nel mio film vuole appunto prendere in giro questa teoria della grande sostituzione”.

Il film è anche una commedia ‘politica’, ma nel senso più nobile del termine, in quanto si pone con uno sguardo mai banale e sempre alla ricerca di quel che c’è di complesso e inaspettato nelle dinamiche sociali.

“Più che interessarmi agli elementi che ci possono separare, mi concentro di più su ciò che può riunirci”, continua il regista. “E quindi cerco di presentare dei rapporti di tipo diverso, un certo tipo di solidarietà non frequente anche tra persone che hanno poco in comune le une con le altre. Il film diventa più politico proprio quando cerco di rovesciare un po’ le situazioni abituali. Anche i personaggi non reagiscono come in teoria uno si aspetterebbe che reagissero. Riunire qualche personaggio in un film e dire ‘in fondo potremmo avere dei rapporti migliori tra di noi, se volessimo’ non sarebbe una cosa complicata, ma mi è parso molto più interessante farlo restituendolo nella violenza quotidiana, nella violenza del mondo tramite dei personaggi che ci hanno sempre un po’ messo a disagio”.  

Violenza e disagio si respirano in numerose scene del film, insieme a tanta gioia di vivere, anche attraverso scene di sesso che si prendono tempi inusuali nel panorama cinematografico.  

“Il sesso è un campo in cui ho avuto difficoltà ad entrare”, confessa Guiraudie, “ci sono arrivato con Le Roi de l’évasion… “Il cinema tratta troppo poco questo aspetto, è un po’ la sua grande ellissi… mentre è una parte fondamentale delle nostre vite. Mi interessa riprendere il sesso così come riprendere una discussione, mi piace rappresentarlo nella sua durata, cosa che si fa abbastanza poco. Se in questo film è nato alla ricerca di ritrovare la gioia di vivere in questo periodo difficile, il sesso fa parte dei periodi gradevoli della vita. E oltre a questo avevo voglia di dare una rappresentazione del corpo in maniera diversa, con una donna di più di 50 anni. Un modo per rispondere a una polemica che aveva tenuto banco sulla stampa francese: uno scrittore aveva detto che una donna di più di 50 anni non interessa nessuno, non vale più nulla sul mercato del sesso.

Quindi quel che ho ritenuto più importante è stato ‘erotizzare’ al massimo il corpo di questo personaggio, che in linea di massima non si classificherebbe come la persona più sexy del mondo – chiosa Guiraudie – Ho voluto giocare anche con i cliché della prostituzione, su quel che se ne pensa in generale, su tutte quelle idee ben ancorate nella nostra cultura, comprese quelle che dicono che è un bene che essa esista per ‘sverginare’ i ragazzi… Andando contro a tutto questo presentando un personaggio, un uomo che è contrario alla prostituzione, ma alla fine si fa perfino pagare da una prostituta per averle fatto del sesso orale!”

Giovanna Pasi
31 Marzo 2023

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