Recalcati, al Pavilion la straordinaria lectio magistralis su Clint Eastwood

Lo psicanalista chiude la sezione ‘Autori al Lido’ dell’Italian Pavilion a Venezia 79


Qual è il rapporto padre-figlio nel cinema di Clint Eastwood? Dopo aver indagato il tema dei padri e dei figli attraverso la psicoanalisi, la filosofia e la religione, lo psicanalista Massimo Recalcati rivolge il suo sguardo ai film e ci conduce in una Lectio magistralis all’interno della filmografia di uno dei protagonisti indiscussi del cinema contemporaneo nell’incontro che conclude la rassegna ‘Autori al Lido’ organizzata all’Italian Pavilion a Venezia 79.

Recalcati si concentra su Million Dollar Baby e Gran Torino: “sono la risposta a un problema che nasce alla fine degli anni ’60, dopo il ’68. E’ il problema dell’evaporazione del padre”, da una teoria di Lacan. “Viene meno il padre come bussola infallibile che guida il cammino dei figli, come ultima parola che chiude i discorsi in grado di distinguere il bene dal male e dare indicazioni sul senso della vita”.

Lo avevano anticipato già Freud e Nitezsche, che lo formulava come “morte di Dio”, ovvero del padre come fondamento della nostra vita. Di fronte a questa dissoluzione le risposte sono la nostalgia, che porta a identificarsi in figure istituzionali ottuagenarie e che indica che nell’essere umano c’è qualcosa di molto infantile, in cerca di rifugio e protezione. Quando muore il padre muore l’idea che possa esistere un rifugio nei confronti dell’ingovernabilità della vita. “Tutti i fondamentalismi dal punto di vista politico sono il tentativo di recuperare questo rifugio – spiega Recalcati – il tema era stato affrontato anche da Pasolini in modo radicale, in Teorema e in Salò, che mostra gli effetti collettivi dell’evaporazione del padre.

L’Habemus Papam di Moretti prolunga il discorso. Il Papa, simbolo del Padre, del Dio in Terra, non è in grado di tenere la posizione, contestualmente allo ‘sdoppiamento’ tra Ratzinger e Bergoglio. I figli si trovano a dover salvare il padre”. In questo scenario Eastwood propone una risposta all’evaporazione del Padre che non coincide con la ‘nostalgia’: “Si ripensa il padre al di là delle cornici del patriarcato ma che riconosce l’impossibilità di liberarsi della funzione paterna. Non a partire dalla testa, dalla gloria del nome, dalla potenza simbolica della sua autorità, ma a partire dai ‘piedi’. Se un qualsiasi insegnante entra in un’aula non trova timore e rispetto, o silenzio. Oggi i miei allievi guardano il cellulare e gli manca il ‘rispetto’ della parola del maestro. Il silenzio dell’ascolto dell’allievo non è più garantito dalla tradizione. Dipende dalla parola del maestro. Deve essere la mia parola a provocare il silenzio che la onora”.

“All’inizio di Gran Torino – entra nello specifico Recalcati – durante l’orazione funebre, figli e nipoti pensano all’eredità. L’eredità è concepita solo come “fare bottino”, così come in Million Dollar Baby, quando la famiglia di sangue di Maggie dopo il “colpo assassino” che la paralizza cercano di farle firmare mettendole la penna in bocca la cessione dei beni. Ma l’eredità è tutt’altro, il vero erede è anche etimologicamente orfano, e in quella misura si eredita davvero. D’altra parte il legame di Frankie con Maggie diventa potente, un legame di adozione. Tutti i genitori che diventano davvero padri e madri, al di là della biologia, diventano genitori adottivi. Anche un genitore biologico per essere tale deve diventare ‘adottivo’. Divento padre non quando genero un figlio ma quando lo riconosco e riconosco la responsabilità illimitata nei confronti del figlio che durerà per sempre”.

In Million Dollar Baby Maggie deve affrontare lo scetticismo del padre adottivo nei confronti della sua richiesta, da donna, di diventare pugile. Un desiderio vissuto come dovere, un’ostinazione, che va contro la legge. Il nuovo padre dà a Maggie il nuovo nome, in gaelico, di “mio tesoro” e lei che ha resistito alle avversità della vita, chiede il dono della morte, che venga riconosciuta la possibilità della resa. “Ecco cosa si trova a fare un padre pensato ‘dai piedi’ – continua Recalcati – è quello che resta di un padre al di là dell’autorità patriarcale”.

I temi dell’eredità e dell’adozione tornano in Gran Torino: “Da un lato il giovane Thao deve imparare la legge, “non rubare”. Dall’altro la violenza dello stupro della sorella di Thao, la violenza di chi pensa l’eredità come acquisizione di un bene. Walter inizia Thao a tutto: al lavoro, al linguaggio scurrile dei maschi, lo porta dal barbiere. Lo ribattezza, anche in questo caso, lo chiama ‘Tardo’. Significa che c’è un’altra vita oltre a quella biologica. In questo modo ‘forma’ la sua vita. I padri di Eastwood hanno fede nei loro figli adottivi. E per portare giustizia Walter è disposto a sacrificare la sua vita. I figli detestano quando i padri parlano: i figli non vogliono retorica, persuasioni, filippiche pedagogiche. Walt non parla mai, agisce. L’atto è sempre più della parola. L’atto implica testimonianza. Walt esce di scena crocifisso, cadendo con le braccia aperte, quello è il suo atto di ripristino della giustizia, ma diventa credibile perché indica il corpo. Il testamento di Walt, letto alla fine della storia, assegna la Gran Torino a Thao. La macchina che inizialmente aveva cercato di rubare”.

Goethe diceva: “se vuoi ereditare quello che il padre ti ha lasciato, devi riconquistarlo. Non si tratta di uno sguardo rivolto al passato ma di un movimento verso il futuro. E così si chiude Gran Torino, con Thao che sulla macchina sfreccia verso l’avvenire”.

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09 Settembre 2022

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