Rapunzel: mia madre è una strega


20 metri di magici capelli. E’ questa la caratteristica principale della nuova eroina Disney, che esordisce in un cartoon 3D in uscita il 26 novembre in 300 copie, Rapunzel – L’intreccio della torre. La base è ancora una volta quella di una fiaba classica: Raperonzolo è un racconto molto famoso, pubblicato per la prima volta dai Fratelli Grimm nella raccolta ‘Fiabe’.
Ma, con l’ormai spietata concorrenza di altri colossi dell’animazione come Dreamworks e Universal, Disney deve ora – fortunatamente, aggiungeremmo – adattarsi ai tempi e modernizzarsi sia dal punto di vista grafico che da quello dei contenuti.

Partiamo dal primo: la stereoscopia di Rapunzel è all’avanguardia, perfettamente integrata nella trama al cui sviluppo contribuisce in maniera scenografica. Rapunzel trova nella sua chioma incantata un vero e proprio super-potere: mentre la sua controparte folklorica si limitava passivamente a farla scendere dalla finestra per farci aggrappare il suo principe, la Disney-girl la usa come appiglio per gettarsi fluttuando tra i dirupi, alla stregua della tela di Spider-Man, oppure come nascondiglio mimetico in perfetto stile batmaniano, o ancora per immobilizzare i nemici in spettacolari duelli all’ultimo bulbo, che metterebbero in difficoltà Conan il Barbaro. Gli animatori avranno dato di matto – è riconosciuto che i capelli sono la cosa più difficile da rendere in termini di computer graphic – ma l’effetto è assicurato. E l’immancabile scena del bacio, grazie al 3D, acquisisce la consacrazione definitiva del fiabesco al cinema quando le lanterne che circondano gli amanti, distesi in una barca in mezzo a un lago, iniziano per magia a riempire la sala.

A supporto, c’è un taglio ironico e molto moderno nella costruzione dei personaggi. A partire dal rapporto tra Rapunzel e la sua falsa madre, la strega Gothel, che la tiene imprigionata in una torre perché, con il potere dei suoi capelli, la ragazza la mantiene giovane. Nel suo bieco interesse, Madre Gothel si comporta proprio come una genitrice iperprotettiva, compulsivamente gelosa della figlia con la quale, al contempo, si mette morbosamente a confronto, cercando di sminuirla perché invidiosa della sua gioventù e della sua bellezza.
“E’ molto egocentrica – dice del personaggio la sua voce originale Donna Murphy – Ama Rapunzel in un modo tutto suo, completamente distorto. Quando vuole qualcosa, fa di tutto per ottenerla, adora le scene drammatiche e il glamour, anche se in fondo è un po’ grossolana. E’ convinta di essere spiritosa, e ride istericamente delle sue stesse battute, mentre Rapunzel non le considera affatto divertenti. E’ volubile e capricciosa e, come attrice, mi sono divertita molto a interpretarla. Entra di diritto nella schiera dei cattivi Disney, e tuttavia presenta dei risvolti psicologici molto attuali e attinenti alla nostra realtà contemporanea”.

Rapunzel, di conseguenza, cresce in conflitto con sé stessa. Vorrebbe vedere il mondo, e tuttavia ha paura di ogni cosa, perché sua madre, per tenerla vicina a sé, le fa credere che c’è pericolo in ogni angolo, sfruttando ogni mezzuccio per privarla della possibilità di crescere: dal ricatto, alla paura, al senso di colpa. In una divertentissima sequenza di montaggio alternato, gli sbalzi d’umore della fanciulla dopo aver deciso di abbandonare il tetto materno pennellano un esilarante quadro delle insicurezze di cui sono preda le ragazze di oggi, sotto lo sguardo attonito del simpatico brigante Eugene Fitzherbert, in arte Flynn Rider, che sostituisce qui la figura del principe azzurro, ormai definitivamente archiviata. A far da contorno, una serie di riusciti comprimari, dal cavallo reale Maximus, sempre alla caccia del lestofante Rider, a Pascal, tenero camaleonte amico di Rapunzel, che nonostante le dimensioni ridotte la protegge da ogni pericolo, fino a una banda di tagliagole tanto brutti e minacciosi quanto leali e buoni di cuore.

Quel che Disney, per tradizione, proprio non può fare, è sdoganarsi dalle canzoni, che accompagnano i suoi lavori animati fin dai tempi di Biancaneve e i sette nani, suo primo classico, e che molti considerano, non del tutto a torto, ormai anacronistiche. Rapunzel da questo punto di vista può vantare, se non altro, un adattamento di classe. La protagonista è doppiata da Laura Chiatti, il “principe per caso” Flynn dall’Ispettore Coliandro Giampaolo Morelli, e infine Uncino, il brigante che sogna d’essere un pianista, ha la voce profonda del cantante Mario Biondi.

La riuscita del prodotto, come sempre quando si parla d’animazione, è dovuta a un gran lavoro di squadra: la regia è di Nathan Greno e Byron Howard, fortemente coadiuvati però dall’esperienza del produttore esecutivo John Lasseter, la mente dietro alla saga di Toy Story.

Al film farà seguito una vasta gamma di articoli che porteranno la favola fuori dallo schermo. Da giocattoli e playset che riproducono la torre dove è rinchiusa Rapunzel, al videogioco per PC e Nintendo Wii e DS, passando per ben tre libri: Rapunzel – L’intreccio della torre: edizione disneyana, che presenta la storia del film illustrata dai più grandi disegnatori della casa di “zio Walt”, Il Leggi Libro di Rapunzel, un tomo che “si legge da solo” trasformando le parole in suoni grazie a un lettore ottico e infine Il libro di Rapunzel con spazzola magica, che suona quando le bimbe si pettinano. Buon per Raperonzolo, e guai per Babbo Natale, che – siamo pronti a scommetterci – quest’anno sarà sommerso da letterine di richiesta di questi fiabeschi gingilli.

autore
25 Novembre 2010

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