‘Ragazzaccio’: Romanzo di formazione all’epoca del Covid

Il film di Paolo Ruffini in uscita il 3 novembre con Adler racconta di un ragazzo problematico, un 'bullo', nell'epoca del lockdown


In un gremito Teatro Brancaccio di Roma – soprattutto scuole – si tiene l’anteprima di Ragazzaccio, film di Paolo Ruffini di cui è difficile stabilire il tema, riuscendo a spaziare, va riconosciuto, con un certo equilibrio, tra più temi: problemi personali, bullismo, pandemia, rapporto con le scuole e il classico romanzo di formazione di un giovane che si affaccia alla vita, tra paure e innamoramenti.

Interessante il punto di vista, che è quello del ‘bullo’, il ‘ragazzaccio’ del titolo: Mattia. Che però, in fondo, è un ragazzo dal cuore d’oro, e dovrà dimostrarlo svincolandosi dallo spirito del branco.

Nel cast Beppe Fiorello, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Alessandro Bisegna e l’influencer Jenny De Nucci.

“Il cinema italiano ha parlato poco di Covid – dice Ruffini – a parte Lockdown all’italiana. Lo abbiamo girato a fine marzo 2021, prima di Pasqua, in un momento difficile. Qualcuno del cast ha preso anche il Covid. Girato a tempo record, tra l’altro. Due unità in una sola settimana. Un miracolo più che un film. Gli adolescenti hanno vissuto anche un periodo di gran senso di colpa. Se qualcuno di loro prendeva il Covid magari non gli succedeva niente ma potevano passarlo a un familiare con risultati fatali”.

Sul casting dice Ruffini: “Fiorello e Impacciatore mi hanno risposto subito, anche di lei si diceva che fosse difficile. De Nucci è una grande attrice, non solo un’influencer. Bisegna mi è stato consigliato dal fratello”.

Aggiunge Fiorello: “Sono state riprese concentrate, il film è molto, vero, al passo coi tempi anche se ci sembra ormai un film storico. Il personaggio è un personaggio da sogno: un prof. che ascolta, condivide, che si lascia coinvolgere, la scuola è una tematica fondamentale della società civile. La scuola è una fabbrica del futuro, gli insegnanti fondamentali per la crescita di ciascuno!”

“Mi squilla il telefono – dice Ghini – e Ruffini mi propone una follia. Così sono salito a bordo sull’onda dell’entusiasmo per via dell’argomento e di come veniva affrontato. Ho fatto tanta tv e non la disdegno, ma questi film vanno visti al cinema, come quando mia nonna mi portava nascosto nel cappotto proprio qui, al Brancaccio. Il Covid l’ho vissuta in maniera particolare: mia moglie era partita per Salerno per assistere mia suocera e siamo rimasti bloccati. Sono stato a Domenica In per protestare, poi quando è tornata è stata isolata 40 giorni. Mi è servito, da padre assente, come occasione per stare insieme ai miei figli. Anche per informarmi su alcune cose che non conoscevo. Oggi ho un braccio destro da reduce, con tutti i vaccini che mi hanno fatto, e guardavo chi si batteva contro i vaccini, eravamo comunque costretti a stare chiusi e non poter fare niente”.

Ghini ha vissuto anche l’esperienza del bullismo: “C’era un pazzo che mi aspettava al capolinea e nemmeno mi picchiava, ma mi terrorizzava, era anche peggio”.

Il protagonista Bisegna ricorda: “Ero in DAD quando Ruffini mi chiamò. Ho sofferto di cyberbullismo più che di bullismo diretto. Forse è anche più difficile da fermare, non c’è controllo. Al massimo puoi creare altri profili. Spesso i bulli usano pseudonimi. Vuol dire che hanno paura”.

“Personalmente ho finito il liceo prima del Covid – dice De Nucci – e non ho vissuto la DAD. Io vivo per comunicare con le persone e non capisco come gli studenti abbiano avuto la forza di superare un periodo così difficile e complicato. Mi chiedo anche cosa sia accaduto ai bambini, per esempio quelli nati da poco, oppure quello che erano abituati ad andare al parco e improvvisamente si sono trovati chiusi in casa”.

“Ci tenevo – chiude Ruffini – che i giornalisti vedessero il film insieme a un pubblico e che fosse un pubblico di ragazzi, per sentire le loro reazioni. Durante la pandemia hanno prodotto un numero spropositato di film, s’è pensato solo al tax credit. Oggi i ragazzi si devono rendere conto che il cinema non si può tenere in mano, ma il biglietto deve anche costare meno. D’altro canto, non ho voluto dire ai ragazzi di tenere in tasca il cellulare, e loro lo hanno fatto. Questo per me vale l’Oscar”.

Il film esce il 3 novembre con Adler Entertainment in 50 copie.

TRAILER:

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02 Novembre 2022

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