Esce in dvd in un’edizione di pregio accompagnata da un’accurata pubblicazione ricca di documenti sul tema, Il film prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, Radici – Viaggio alle sorgenti della musica popolare italiana, omaggio di Luigi Monardo Faccini, da un’idea di Marina Piperno, a due giganti dell’etnomusicologia. Il primo, Alan Lomax, con le sue registrazioni sul campo ha salvato e dato al mondo la possibilità di conoscere il blues dei figli degli schiavi afroamericani, e scoprire nomi come Leadbelly, Son House, Jelly Roll Morton, Muddy Waters; il secondo Diego Carpitella, principe degli etnomusicologi italiani.
Il documentario è stato presentato in anteprima a Roma nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica dal regista Faccini accompagnato da Marina Piperno, ideatrice del film, che ha letto alcuni brani della lettera inviata dalla figlia Anna Lomax, antropologa e etnomusicologa. “Devo questo film, costato due anni e passa di lavoro – ha detto Faccini – a due vinili firmati da Lomax dal titolo “Folklore musicale italiano”, registrazione originale di Alan Lomax e Diego Carpitella” (1973), dischi che vengono incisi nel 1954/1955, inspiegabilmente pubblicati soltanto negli Usa dalla Columbia e solo 16 anni dopo arrivati in Italia grazie a un piccolo editore nonché popolare cantautore Gianni Meccia”.
Per l’etnomusicologo Walter Brunetto “la raccolta dei materiali fatta da Lomax e Carpitella, di cui una copia è conservata nell’Accademia di Santa Cecilia, costituisce la prima documentazione di musica di tradizione orale italiana. In precedenza non avevamo cognizione chiara di quello che Lomax e Carpitella hanno definito ‘un fiume sotterraneo di suoni’. Nascosto era il mondo delle campagne, la sonorità che accompagnava la vita della civiltà contadina. Un universo dei nostri nonni e bisnonni immigrati in città che viene consegnato come memoria grazie a questo prezioso film”.
“Ho studiato con Carpitella e conosciuto anche Lomax – dichiara il musicista Ambrogio Sparagna – ed è grazie a loro se oggi in Italia ci sono tantissimi giovani che suonano e vivono l’esperienza che questi strumenti antichi, arcaici, tipici della tradizione agro-pastorale italiana, conservano. Il film ci dice quanto sia stato importante tramandare la memoria non solo di quella musica ma soprattutto di quelle persone che la suonavano e cantavano”.
Michele dall’Ongaro, presidente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia parla di “un bellissimo documentario che ci mostra come Lomax e Carpitella siano andati a scovare un mondo sommerso che si è rivelato ricchissimo di saperi, competenze, bellezza. Un mondo inesplorato che già avevano conosciuto Bela Bartok, Zoltán Kodály, i grandi precursori dell’etnomusicologia, ma che da noi non era meno ricco, forse più complesso, più nascosto e misterioso”.
Soddisfatto Roberto Cicutto, presidente di Luce Cinecittà, “che questo film, nato da un atto d’amore del regista e di chi l’ha ispirato, Marina Piperno, inizi il suo viaggio così come è stato un viaggio quello che Lomax e Carpitella fecero anni fa”.
Nel 1954 i due partono per un viaggio in Italia a caccia di canti popolari. Dalla Sicilia al Friuli, passando per la Calabria, la Lucania, il Salento, Liguria, Toscana, i due compagni armati di registratore, un pullmino Volkswagen e uno spirito da veri pionieri, danno vita alla raccolta fondamentale della musica popolare italiana, della conoscenza del nostro folklore. Nastri da cui verranno dischi, da cui chi vuole sapere qual è la nostra vera identità non può prescindere.
Una grande avventura che oggi Faccini, a 65 anni di distanza, analizza con grande passione munito del supporto prezioso delle immagini del grande Archivio dell’Istituto Luce, e di fidati compagni di viaggio tra cui un protagonista della musica popolare come Ambrogio Sparagna, e Walter Brunetto, i Tenores di Neoneli, La Squadra del trallallero e altri magnifici artisti, parte sulle tracce di quel mitico viaggio, alla riscoperta delle radici della musica italiana. Scoprendo quanto sia viva la sua presenza, la sua resistenza e capacità di evolversi, e quanto – come Lomax aveva intuito – la musica della nostra terra sia la più varia del Mediterraneo, e sia magicamente connessa all’energia del blues, dei worksongs, i canti di lavoro, a una corrente sotterranea che lega Mediterraneo, Africa, America e terre nordiche.
In tema di identità nazionale e di popoli, chi vuole capire da dove vengano gli italiani, la loro voce profonda, la nostra vera cultura, può trovare risposta, e soprattutto un invito al viaggio, nella straordinaria avventura on the road di Lomax e Carpitella, e nell’affettuoso appassionato inseguimento di questo film.
“Ci sono due film che si intersecano – spiega Faccini in una nota – uno, a colori, sulla musica popolare italiana di oggi, quella che mantiene vive le proprie origini e funzioni identitarie; uno, in bianco e nero, sulla musica popolare del passato, che si avvale del repertorio Luce per ripercorrere alcune delle tappe del viaggio che fecero Lomax e Carpitella, per salvare e registrare tutto ciò che stava per scomparire nella vorticosa trasformazione sociale del nostro Paese sfociata nel boom economico degli anni ’60. Fondamentali, in questa ricostruzione, sono stati i documenti cartacei, fotografici e sonori messi a disposizione dall’Accademia di Santa Cecilia, e il video del 1991, inedito, rintracciato negli archivi dell’Istituto centrale per la Demoetnoantropologia, nel quale Alan Lomax, a Roma, celebrò la collaborazione con Diego Carpitella, deceduto l’anno prima, e la loro amicizia mai interrotta.”
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