VENEZIA – “C’è qualcuno che mi ha fatto notare che non parlo mai dei poveri, lo farò nel mio prossimo film”. Così Manoel De Oliveira, 104 anni a dicembre, ha concepito Gebo e l’ombra, fuori concorso alla Mostra, ispirato al testo teatrale di Raul Brandao e girato conservandone l’impianto scenico con appena 25 giorni di riprese. Una produzione francese, realizzata in lingua francese, anche come omaggio alla Francia, che l’ha fatto conoscere e sostenuto da sempre, come spiegano i produttori. Il cineasta, che quest’estate ha avuto problemi di salute, si è ripreso ma non poteva volare fino a Venezia, deve riguardarsi anche perché a breve inizierà a girare un nuovo film a Rio de Janeiro, Diablo, tre storie sul diavolo.
“Ha un’energia pazzesca, ogni mattina prima di arrivare sul set faceva nuoto”, svela Claudia Cardinale, che ha il ruolo della madre inconsolabile che aspetta un figlio sparito non si sa perché. De Oliveira ha voluto l’attrice italiana ma francofona insieme ad altri mostri sacri del cinema, Michael Lonsdale, Jeanne Moreau, e poi i suoi attori di sempre Leonor Silveira e Luis Miguel Cintra.
“Un film sulla condizione umana, oggi ancor più attuale di quando fu scritta l’opera da cui è tratto, all’inizio del secolo scorso”, racconta Michael Lonsdale, che interpreta il ruolo del vecchio Gebo, un uomo che tiene accanitamente nascosta alla moglie la verità per proteggerla dalla sofferenza. “E’ stata una bellissima avventura, ho interpretato un personaggio discreto, ritirato, sensibile, in un film in cui non c’è nessuna pretesa di qualcosa di straordinario”. Mentre Cintra svela un segreto di regia: “Lui filma sempre i due lati della tavola,non solo l’attore che sta parlando ma anche quello che lo ascolta, questo crea una dialettica, una complessità”. E aggiunge: “Nel film c’è ambiguità, i costumi non sono da veri poveri, dalla povertà si passa a qualcosa di più profondo, alla filosofia della povertà, perché il potere del denaro è così interiorizzato nell’uomo che finisce per riguardare tutti i rapporti”.
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