QUATTRO PASSI VERSO L’OSCAR


clicca per vedere la conferenza stampa “E’ un passetto… ora vediamo cosa succede”. Nanni Moretti, al telefono, esulta (con moderazione) per la decisione di mandare all’Oscar La stanza del figlio. Una decisione presa dai giurati del David di Donatello – in pratica tutto il Gotha del cinema italiano – su richiesta dell’Anica, che da quattro anni, dalla stagione vincente della Vita è bella di Benigni, percorre questa strada democratica.
Il “passetto” si potrebbe trasformare in un passone il 12 febbraio, quando l’Academy indicherà la cinquina dei nominated nella categoria miglior film straniero.
Moretti era un candidato annunciato, ovviamente. Ha prevalso su Muccino, il suo principale avversario come già ai David, mentre Ermanno Olmi si era voluto chiamare fuori proprio per non disperdere le preferenze e le forze. “Un gesto gentile, elegante, proprio come è lui”, ha commentato Nanni. Che preferisce non enfatizzare troppo questa designazione ma è visibilmente emozionato. E un po’ frastornato: “Stamattina mi ero fatto portare la radio in ufficio per sentire l’imitazione di Fiorello, e invece eccoci qua”, scherza. Mentre la linea cade di continuo e Angelo Barbagallo, socio della Sacher, ricompone il numero.
Da qualche mese a questa parte Nanni incontra spesso i giornalisti lungo la strada costellata di successi del suo ultimo film. Anche stranieri. “A Londra ho visto la stampa estera accreditata a Hollywood e mi sono sembrati favorevoli e interessati”. Pare che gli americani tendano a mettere in relazione il “lavoro sul lutto” della Stanza del figlio e i fatti dell’11 settembre, dice: “il film, visto ora, può avere un significato in più per gli spettatori americani, abituati a un dolore spettacolarizzato e qui confrontati a un’emozione più autentica”.
Partirà per gli States, certo. Da oggi, spiegano Barbagallo e Fabrizio Lombardo della Miramax, inizia la campagna americana del film. A fine gennaio La stanza del figlio – già apprezzato in Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Spagna – uscirà nelle sale Usa, quasi alla vigilia delle nomination. Poi, il 12 febbraio, le nomination. Un probabile avversario? Il francese Amélie Poulain, altro titolo Miramax. “Ci faremo concorrenza da soli? No – risponde Fabrizio Lombardo – anzi sarà stimolante avere due film in competizione”.

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