A pochi giorni dall’inizio della 59/a Mostra, Moritz De Hadeln lancia una provocazione: “il Leone d’oro è un premio in declino, che non è più considerato nel resto del mondo. Bisogna rivalutarlo, far sì che segnali film che potrebbero essere amati anche dal pubblico”, afferma il direttore del festival al “Corriere della sera”.
Subito arrivano repliche e commenti. “E’ colpa della sinistra se il Leone d’oro oggi vale poco”, accusa il sottosegretario ai Beni culturali Nicola Bono. “De Hadeln inaugura una nuova gestione, ma ha trovato una situazione drammatica. E’ l’eredità dei governi che ci hanno preceduto, purtroppo”.
Felice Laudadio allarga la riflessione agli altri festival: “la colpa non è di Venezia in sé: quando sono modesti anche i film premiati a Cannes e Berlino non brillano in sala”.
“Non è una gara tra premi”, afferma Marina Cicogna, presidente di Italia Cinema. “Ho l’impressione che tutta la Mostra non sia più quella che dovrebbe essere: era più importante di Cannes, ma il Leone non per questo è depresso. Le premiazioni che hanno così rilievo sono poche nel mondo, mentre il festival di Toronto non ha premi eppure non per questo è meno importante”.
Per Michele Placido, in gara con Un viaggio chiamato amore, De Hadeln non ha tutti i torti. “Venezia era il primo festival: oggi, rispetto a Cannes o a Berlino, è passato in secondo piano. Speriamo che questa sia l’edizione del rilancio, o almeno della riflessione sul possibile rilancio. Il mercato americano? Non penso che il Leone abbia mai contato tanto, neanche negli anni d’oro”.
“Quanto conta il Leone d’oro non saprei dirlo”, dichiara Daniele Vicari, in concorso con Velocità massima. “Ma sono convinto che il Festival di Venezia resti l’evento culturale e cinematografico più importante per il nostro paese, e questo lo pone inevitabilmente al centro delle polemiche”.
In totale disaccordo il predecessore di De Hadeln Gillo Pontecorvo: “Frequento molti produttori americani e negli Stati Uniti il Leone d’oro vale molto, malgrado gli alti e bassi. Forse De Hadeln vuole mettere un po’ le mani avanti. A organizzare la Mostra in soli quattro mesi, nonostante la sua grandissima esperienza, c’é da suicidarsi: io non so se l’avrei fatto”.
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