PUPI AVATI


“In questo rincontro dei personaggi di Regalo di Natale intorno al tavolo di poker ci sono un’aridità e una violenza più forti, una tensione maggiore nei riguardi del danaro finalizzato a se stesso, che è la metafora di quello che è accaduto nell’arco degli ultimi 17 anni nel nostro paese e nell’Occidente in generale”. Pupi Avati ha riunito in La rivincita di Natale, oltre alla stessa troupe, i cinque protagonisti di allora per un’altra partita, a cominciare da Franco/Diego Abatantuono, ora esercente cinematografico di successo che vuole vendicarsi della sconfitta o meglio del raggiro che lo lasciò sul lastrico. Il traditore Ugo/Gianni Cavina s’arrangia come cameriere in un ristorante africano, l’ex critico cinematografico Lele/Alessandro Haber lavora alla Cineteca di Bologna, il gay Stefano/George Eastman si è sistemato con un antiquario, l’avvocato Antonio Santelia/Carlo delle Piane, presunto ‘pollo’ da spennare di ieri, ha un’avviata attività industriale.
Prodotto dalla Duea Film e da Medusa che lo distribuisce, La rivincita di Natale uscirà nelle sale venerdì 30 gennaio.

Perché ha atteso così tanto tempo per il sequel di “Regalo di Natale”?
Non avevo mai pensato che un mio film avesse in sè la possibilità e la potenzialità di un seguito. Mi ci hanno fatto pensare Haber e Cavina, attori di quel film, che mi hanno sollecitato fortemente a riconsiderare questa ipotesi, poi si sono aggiunti gli altri tre intepreti. La coralità del cast di Regalo di Natale era una dimostrazione di così ampio e accertato attaccamento a quel progetto iniziale, che ho rivisto il mio film. Mi sono reso conto che il finale con Franco/Abatantuono sconfitto, tradito e rovinato in forma apparentemente definitiva, presumeva l’opportunità di una rivincita. Nel senso che un giocatore con alle spalle tale situazione matura dentro di sè il desiderio e la necessità di vendicarsi. Ho così immaginato il percorso del protagonista di quella disfatta e degli altri personaggi, nel corso di questi ultimi 17 anni.

Il momento più difficile in fase di scrittura?
Quello riguardante il ‘come’ Diego Abatantuono riassembla tutto l’insieme. Qui, diversamente da Regalo di Natale, tutti conoscono tutti: si sa chi è il baro, chi è il traditore, tutto si è palesato. E dunque è molto più complicato far sedere intorno a quel tavolo verde gli stessi personaggi.

Quant’è diversa questa partita a poker dalla precedente?
E’ diversa la struttura del film. La parte preliminare alla partita è la più impegnativa, attraverso un intreccio che ha forse qualche continguità con il giallo. Nel senso che non si deve capire ‘chi sta con chi’. Ci sono meccanismi interni per cui la necessità di rigiocare la seconda partita non è solo di Abatantuono. Scopriremo che è anche di qualcun altro che era estraneo al primo film.

Ancora una volta la notte di Natale, perché?
In entrambi i film questa desacralizzazione della notte considerata, da chi è cristiano, la più santa dell’anno dà più forza, esprime maggiore negatività nei riguardi della storia, che alla fine è intrisa di qualcosa che rasenta il blasfemo.

Come sono cambiati i cinque personaggi a distanza di anni?
Il tempo trascorso, l’evolversi della storia e dei costumi del nostro paese ha inciso anche su di loro. Si sono inariditi, qualche sogno è stato del tutto rimosso, sono un po’ più disincantati, ma tutti portatori di una violenza anche autodistruttiva. Hanno sicuramente rimosso quello che era un barlume d’amicizia che legava alcuni di loro.

In questo universo tutto maschile, che ruolo ha la donna?
Nel primo film era l’elemento di disturbo in un’amicizia, tra Franco/Abatantuono e Ugo/Cavina, che sfiorava l’omosessualità. E il tradimento della moglie di Franco con Ugo era dovuto a questa enfatizzazione dell’amicizia. Ne La rivincita di Natale la donna rappresenta per questi uomini qualcosa di estremamente pericoloso e non riesce a essere vista in modo diverso.

Che cosa ha chiesto agli attori?
Avevo il terrore che questi 17 anni li avessero non solo mutati esteriormente, ma anche dentro. E invece sono stato rassicurato fin dal primo momento, quando mi è parso, tornati nella stessa villa di Fregene, che il primo giorno di lavorazione coincidesse forse con l’indomani dell’ultimo giorno di riprese di Regalo di Natale. Psicologicamente nel rapporto con me, con il film, con la professione non ho percepito questo iato di 17 anni, che è stato totalmente rimosso. Ho però la sensazione che La rivincita di Natale sia il finale definitivo di questa storia. Regalo di Natale lasciava un po’ in sospeso i conti con tutti i protagonisti, il sequel invece li definisce in modo ineluttabile.

Ad aprile inizierà le riprese di “Ma quando arrivano le ragazze?”. Torna al jazz?
A un jazz che non ho suonato, moderno e soprattutto italiano. Alla luce di una considerazione: i giovani musicisti italiani sono oggi secondi solo agli americani. Quando suonavamo da ragazzi non avevamo certo questa attitudine verso il jazz, la nostra musica era il frutto di scopiazzature dei dischi americani ascoltati. I nostri giovani hanno nel dna questa grande predisposizione al linguaggio jazzistico, e forse è uno degli aspetti positivi della globalizzazione, tra i tanti negativi.

Che storia è?
E’ la vicenda di due ragazzi ventenni che suonano nell’arco di dieci anni. Ed è il racconto della differenza tra passione e talento, che contraddistinguono i protagonisti. C’è una grande confusione intorno a questi due aspetti, spesso si crede che sia sufficiente amare molto una forma d’espressione per appropriarsene e utilizzarla. Ma il talento è ben altro.

autore
26 Gennaio 2004

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