Punta Sacra, viaggio nel territorio magico alla Foce del Tevere

Presentato in Concorso ad Alice nella Città, dopo la vittoria a Visions du Réel, Punta Sacra di Francesca Mazzoleni dà voce alla piccola comunità dell'Idroscalo di Ostia


Un luogo speciale, tra la terra e il mare, alla foce del Tevere. Non a caso lo chiamano Punta Sacra. Ed è questo il titolo del film di Francesca Mazzoleni che racconta questo territorio e con esso la piccola comunità – quasi una riserva indiana – che lo abita, praticamente tutta al femminile. 500 famiglie che ostinatamente vogliono restare all’Idroscalo di Ostia.

Presentato in Concorso ad Alice nella Città, il film, che si inserisce a buon diritto nella linea segnata da autori come Gianfranco Rosi e Roberto Minervini, ma con un tocco caldo ed empatico in più, ha vinto il Sesterce d’Or La Mobiliére, il premio più importante di Visions du Réel, uno dei maggiori festival internazionali del cinema del reale, il premio per la Miglior Regia e il premio Art Cinema CICAE all’Annecy Cinéma Italien.

“Parliamo di tanti mondi che si trovano oggi nella medesima situazione e che richiedono ascolto – spiega la regista -Per questo il confronto con il pubblico sarà un’occasione importante di conoscenza per tutta la comunità dell’Idroscalo di Ostia, e le tre generazioni di ragazze, madri e nonne che popolano il film”. A partire dal personaggio di Franca, nonna e matriarca, detta l’Anna Magnani dell’Idroscalo, che non è potuta venire alla Festa per motivi personali, ma ha mandato un messaggio vocale molto militante: “Siamo persone oneste che affrontano la vita a pugno chiuso, qui le donne sono guerriere. Noi siamo l’ultima borgata di Roma e siamo romani”.

Punta Sacra è prodotto da Morel Film in associazione con Patroclo Film ed è distribuito internazionalmente da True Colours, a breve arriverà nelle sale italiane, come spiega il produttore Alessandro Greco. Per Francesca Mazzoleni, nata a Catania nel 1989, è stato un lavoro di sette anni, dopo aver girato qui un cortometraggio. “Ho voluto esplorare l’umanità e intessere con alcune famiglie della comunità un rapporto di fiducia reciproco. L’intento era quello di raccontare l’altro lato di un luogo complesso: l’ultima borgata costruita dagli stessi abitanti nella mia città. Un pezzo fondamentale della storia di Roma”. E lo sguardo della regista è antropologico, mai giudicante, nel riprendere dinamiche familiari e legami tra adolescenti, discussioni politiche e liti tra madre e figlia. 

L’Idroscalo è legato ovviamente anche alla morte di Pasolini e il suo fantasma aleggia sul film, insieme alle immagini magari stereotipate di quella Ostia criminale a cui le cronache – ma anche il cinema – ci hanno abituati. “Si tratta di un luogo che è stato usato per la sua estetica e per la sua storia per raccontare vicende che sono molto spesso diverse da quelle dei veri abitanti – puntualizza Mazzoleni – Al centro del film ci sono vite al limite, come il luogo che le ospita: libertà, precarietà, lotta, resilienza e riscatto sono i temi che le animano. Sono entrata in punta di piedi in una comunità che non era mai stata raccontata dall’interno. E dalla comunità c’è stata una enorme risposta”.

Lo confermano la sedicenne Silvia Fontana e il rapper Yuri Ramos, ospiti della Festa. Per Yuri, in arte Chiky, “il film racconta finalmente la nostra realtà, noi vogliamo restare a vivere all’Idroscalo, è la nostra casa, la nostra proprietà, non ne siamo solo custodi”, mentre Silvia lo definisce un luogo “magico”. Francesca Mazzoleni rifiuta l’etichetta di “abusivismo” per quelle casette, battute dai venti e sempre in bilico sulle acque, con il mare che romba potentemente. “Semmai è un abusivismo di necessità, non quello dei palazzinari. Quando è difficile avere una casa, quella è una soluzione. Altre borgate hanno ricevuto dei condoni e anche l’Idroscalo potrebbe diventare un bel borghetto, la speranza degli abitanti è questa. Ci vorrebbe l’aiuto delle istituzioni per salvare un luogo che ha 60 anni di storia, con identità e radici. Voglio essere ottimista, non ci sono motivi, a parte gli interessi privati, perché non possa rimanere così com’è. I rischi ambientali sono ridotti. Tante zone di Roma hanno lo stesso livello di rischio”. Eppure, nel 2010, 23 case sono state abbattute per una minaccia di esondazione del Tevere che gli abitanti negano, poi c’è stata anche la costruzione del Porto di Ostia, che li ha isolati ulteriormente. “La risposta della comunità a questa stretta di incertezze e pericoli – dice ancora la regista – è la forza vitale: feste continue, amori, liti, celebrazioni per colmare i vuoti lasciati dalle case abbattute. Punta Sacra parla di una comunità che non si piange addosso ma che celebra la vita”. E il produttore auspica che il film sia visto dalla sindaca Raggi: “Le amministrazioni non dovrebbero far calare dall’alto le decisioni”. 

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22 Ottobre 2020

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