Psychosia, dalla Danimarca un elogio della follia

Un elogio della follia arriva dalla Danimarca alla Settimana della critica grazie a Marie Grahtø, giovane autrice che si ispira in parte alla tradizione nordica del cinema introspettivo con incursioni


VENEZIA – Un elogio della follia arriva dalla Danimarca alla Settimana della critica grazie a Marie Grahtø (classe 1984), autrice di cortometraggi apprezzati nei festival internazionali e qui al suo esordio con Psychosia, in parte ispirato alla sua vicenda personale. Un film interamente al femminile in cui Trine Dyrholm (tra i tanti ruoli, la Nico di Susanna Nicchiarelli) è una psichiatra che accoglie nella sua struttura la giovane collega Viktoria (Victoria Carmen Sonne), ricercatrice specializzata nel campo del suicidio. La donna, fredda e compressa, sempre chiusa in un completo nero con una camicetta di seta stretta attorno al collo, si muove nel grande e geometrico ospedale in cui è “facile perdersi”, come le viene detto immediatamente al suo arrivo. E’ chiamata in particolare a occuparsi di Jenny, una giovane paziente dallo spiccato autolesionismo, insonne e molto aggressiva. Come da tradizione, il film si sviluppa attraverso la costruzione del rapporto terapeutico tra le due, ma elementi inquietanti e da thriller psicoanalitico fanno sempre più spesso irruzione: strane similitudini, rispecchiamenti, evidenti pulsioni lesbiche, mentre Viktoria svela lei stessa un passato burrascoso. L’intento della regista è chiaramente quello di portarci dentro una mente psicotica e lasciarci perdere in quel labirinto senza una guida. Ma più che sul testo e sui contenuti, non proprio originali, si concentra sullo stile che attinge sia al cinema nordico di parola e di introspezione alla Bergman – con l’ausilio delle musiche di Schubert – che alla visionarietà di autori horror e persino splatter, tra cui anche Dario Argento

04 Settembre 2019

Venezia 76

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