Primo piano sulle “lucherinate”


E.Lucherini, F.MariottiSi è conclusa con un affollato convegno la 28a edizione della rassegna Primo piano sull’autore, ideata e diretta da Franco Mariotti, e dedicata quest’anno ad Enrico Lucherini, il 77enne e vitalissimo principe dei press agent italiani da 50 anni sulla breccia per il suo fantasioso estro creativo e le geniali trovate-scoop nella fase di lancio dei film più disparati.
A precedere l’incontro un affettuoso e commosso ricordo di Tullio Kezich, il grande critico ed intellettuale triestino scomparso tre mesi fa, da parte di Lina Wertmuller che, dopo esserne diventata sodale ed amica sui set di Fellini e Rosi, esordì nella regia nel 1963 con I basilischi, proprio grazie all’intuito illuminato e preveggente di Kezich, che ne fu il produttore.

Il comvegno “Enrico Lucherini l’arte della comunicazione”, curato da Steve Della Casa e Antonello Sarno, è stato ricco di affettuose e divertenti testimonianze e ha visto celebrare Lucherini dai suoi collaboratori guidati da Gianluca Pignatelli, oltre che da registi, attori, critici, addetti ai lavori e amici.

Soddisfatto e commosso Lucherini, celebre e celebrato ufficio stampa che da La notte brava di Bolognini (1959) al recente Baaria di Tornatore – passando attraverso i set di Visconti, Fellini, De Sica e Sofia Loren e dei più prestigiosi autori di cinema e fiction – ha ideato ed orchestrato centinaia di campagne stampa di costante efficacia tra finti incidenti, falsi scandali, flirt immaginari e rivalità inventate ad arte, entrate ormai nel gergo comune come “lucherinate”.
Il press agent ha ringraziato sia i presenti che gli amici e colleghi che lo hanno omaggiato con le loro testimonianze raccolte in un prezioso volume a lui dedicato. Tra tutte svetta quella ironica e spiritosa di Tornatore, “le sue sembrano pagine di un Flaiano del Duemila” secondo il festeggiato.

 

E.Lucherini, L.WertmullerAltrettanto illuminanti gli interventi che si sono succeduti sulla sua figura e il suo lavoro. Il critico Italo Moscati ha azzardato per lui la definizione di “fallito di successo”, perché l’invenzione del suo mestiere da pioniere si deve ad un insuccesso che non gli ha dato alla testa, la rinuncia per riconosciuta mancanza di adeguato talento alla carriera di attore teatrale intrapresa alla fine degli anni ’50 con gli amici della celebre compagnia dei “Giovani” Patroni Griffi, Falk e De Lullo.
La giornalista Barbara Palombelli ha messo l’accento sulla lungimiranza e la “velocità” di Lucherini che, dopo avere allestito il proprio ufficio tra i tavolini dei caffè di via Veneto che ispirarono Fellini e Flaiano per La dolce vita, da acuto osservatore del costume nazionale qual è sempre stato “ha capito per primo che il set aveva varcato i cancelli di Cinecittà investendo la vita privata di tutti ormai costantemente sotto i riflettori”.

Il regista Giuliano Montaldo ha ricordato di aver visto crescere “questo ragazzaccio” e di essere certo che Lucherini finisse necessariamente per amare i film di cui si è occupato, mentre il critico Giorgio Gosetti non si è detto troppo convinto che Enrico li abbia condivisi tutti, mettendo l’accento però “sul suo eccellente professionismo che gli ha permesso di conciliare la sua cultura altoborghese con il divertimento del pettegolezzo”.
Il comico Riccardo Rossi ha ricordato invece la sua esperienza di giovane “mitomane” a caccia di celebrità che riuscì ad infilarsi a 16 anni in un’ambitissima festa romana spacciandosi come invitato dell’ignaro Lucherini e vedendosi spalancare incredulo le porte da due inflessibili “gorilla”, mentre negli anni successivi finì addirittura col lavorare nell’ufficio di Enrico come suo entusiasta assistente.

 

Dopo esser stato omaggiato con una poesia/ricetta di Laura Delli Colli intitolata “Lucherinate fritte” ed essere stato definito da Antonella Boralevi “Gatto di Alice che inventando delle storie ti porta in realtà parallele” e da Pier Luigi Diaco “una persona fragile e bugiarda come un bambino”, Lucherini ha citato una serie di aneddoti al vetriolo tra i tanti che l’hanno visto protagonista.

In occasione del primo film di cui si è occupato, La notte brava di Mauro Bolognini, ad esempio, ebbe l’idea di fare entrare vestite nella vasca del Fontanone del Gianicolo le quattro protagoniste Elsa Martinelli, Rosanna Schiaffino, Antonella Lualdi e Anna Maria Ferrero che ne uscirono inzuppate d’acqua e semisvestite, prontamente catturate dai flash dei paparazzi appositamente convocati.
Quando Alberto Lattuada lo chiamò per lanciare nel 1960 I dolci inganni con la sua nuova giovanissima ninfa Catherine Spaak, i rotocalchi si dovettero invece accontentare nonostante l’aura di scandalo annunciato di austere immagini della protagonista in versione castigata e collegiale con la promessa mai mantenuta che ne sarebbero arrivate col tempo altre ben più spinte.

 

Beffe atroci poi ai danni di Sylva Koscina che chiamava per nome le proprie galline e definiva costantemente “una chicca” il ruolo che interpretava all’epoca per Fellini in Giulietta degli spiriti. “Andai a trovarla nella sua villa sull’Appia con quelle iene dei miei amici Luchino Visconti, Rossella Falck e Peppino Patroni Griffi e lei puntualmente suscitava la loro ilarità, che faticavano a reprimere, parlando alle sue galline e ripetendo le stesse frasi standard ma quando all’improvviso cambiò una parola, io non ce la feci a trattenermi e urlai: Ma dovevi dire “una chicca!”. Ma la nostra perfidia era ben giustificata: Sylva si vantava continuamente di aver letto tutto ‘Toltojevski’ “.

 

Fondato motivo di vanto poi per Enrico l’avere individuato icasticamente l’immagine-simbolo di Sophia Loren per La ciociara di Vittorio De Sica nella foto della protagonista che lancia disperata un sasso contro i soldati dopo la violenza subita dalla sua figlia adolescente, tant’è che al Festival di Cannes per lo stesso film escogitò addirittura l’uso di una gomitiera d’acciaio. “In quell’anno la rivalità tra la Loren e la Lollobrigida era al culmine e i giornali davano grande risalto alla presenza di Gina sulla Croisette in un film francese fuori concorso – ricoda Lucherini – bisognava inventare qualcosa per spostare l’attenzione su Sophia e allora la sera della proiezione de La ciociara infilai sotto il mio smoking l’attrezzo d’acciaio appositamente procurato, pronto a rompere un cristallo della porta del palazzo del cinema per simulare l’incontenibile pressione della folla che smaniava per la nostra protagonista. Nel momento decisivo però i fotografi erano concentrati altrove e io vedendomi perso decisi di non rinunciare comunque alla mia ‘gomitata” a freddo che frantumò regolarmente la vetrata. Ci fu un gelo assoluto, la Loren, Ponti e De Sica andarono a dormire senza dire una parola. Ma la mattina dopo tutti i giornali uscirono con la foto del palazzo del cinema danneggiato per l’ ‘assalto’ subito da Sofia da parte dei suoi fans…”.

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09 Novembre 2009

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