Perché non esiste in Italia un cinema futurista? O più propriamente un cinema avanguardista? Se lo è chiesto Giovanni Lista con Cinema e fotografia futurista, saggio edito da Schirà premiato questa mattina a Roma nella sala Pietro da Cortona in Campidoglio dalla giuria del premio Filmcritica-Umberto Barbaro. Presenti l’assessore alle politiche culturali Gianni Borgna, i giurati Edoardo Bruno, Alessandro Cappabianca, Carmine Donzelli, Luigi Malerba, il presidente del premio Walter Pedullà, il filosofo Giacomo Marramao, Gabriele Pedullà e i famigliari di Umberto Barbaro.
Lista, l’autore, indaga i difficili rapporti tra futurismo e cinema dove il primo, imbevuto di filosofia bergsoniana (cultura dominante almeno fino agli anni ’10), nelle teorie di Boccioni registrava una diffidenza verso l’immagine prodotta dall’occhio meccanico, cioè il cinema, ‘copia del reale’ priva della sensazione vitale che doveva caratterizzare il prodotto artistico. Il cinema, anche se immagine in movimento, come arte-azione non era pensabile.
Filmcritica, giunta quest’anno alla sua diciassettesima edizione, ha poi assegnato il premio ‘internazionale’ al volume Signature of the visible dell’americano Fredric Jameson, autore noto in Italia per i suoi studi di teoria della letteratura.
“Questa volta, nel tentativo costante di trovare una logica dinamica che governi la società e la politica contemporanea, Jameson ha scelto come campo d’indagine il cinema. Un approccio radicale – secondo la giuria – che farà discutere il cinema”.
Non assegnata invece la targa al miglior libro didattico-divulgativo. Nella motivazione si lamenta “una scarsità di opere dedicate alla didattica per l’educazione all’immagine”.
Il premio speciale per l’Editore italiano è andato alla casa editrice CLUEB di Bologna, che nell’ultimo anno ha pubblicato due saggi di rilievo come Il disegno armato di Giaime Alonge, sul cinema d’animazione per la propaganda bellica realizzato dal 1914 al 1945, e L’immaginario urbano nel cinema delle origini di Marco Bertozzi.
Filmcritica chiude quest’edizione registrando un bilancio positivo. Sono sempre di più le case editrici che partecipano al premio, 30 con 45 opere, e inoltre il libro vincitore della scorsa edizione è poi stato pubblicato dalla casa editrice Donzelli. Il saggio, Il trascendente nel cinema, è stato scritto dallo sceneggiatore (Taxi driver, ndr.) e regista (Il bacio della pantera e Mishima, ndr.) Paul Schrader nel 1972.
Una tesi di dottorato, quando l’autore era ancora studente allo UCLA (suo professore era il famoso storico dell’arte e del cinema Rudolf Arnheim), che analizza le opere di tre cineasti: Ozu, Bresson e Dreyer. “Tuttora di attualità – secondo Gabriele Pedullà – Un testo di contestazione del cinema hollywoodiano da un teorizzatore del cinema lirico, di ‘poesia’ contro il cinema di ‘prosa’. Anche se il romanzo, come forma principe per un cinema narrativo, l’ha avuta vinta”.
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