La giuria presieduta da Federico Schiavi (produttore) e composta da Valeria Adilardi (produttrice), Mario Balsamo (regista), Ilaria De Laurentiis (montatrice) e Paolo Petrucci (regista e montatore) ha assegnato il premio DOC/IT al Migliore Documentario italiano a Largo Baracche di Gaetano Di Vaio, con Carmine Monaco, Giovanni Savio, Mariano Di Giovanni, Giuseppe Schisano, Luca Monaco, Gennaro Masiello, Antonio De Vincenzo. Il regista e produttore Gaetano Di Vaio, soddisfatto per questa ulteriore affermazione di Figli del Bronx in un festival internazionale, condivide il premio con tutti coloro che hanno fatto e sostenuto il film. E dichiara : “Ho voluto fare anche un’opera popolare, che spero al più presto potrà essere vista in sala. Mi auguro che questo importante premio contribuisca a trovare al più presto una distribuzione”. Il film è stato prodotto Gaetano Di Vaio per Figli del Bronx – Gianluca Curti per Minerva Film – Dario Formisano per Eskimo Srl con Rai Cinema, in collaborazione con Associazione Socialmente Pericolosi, con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ‐ Direzione Generale per il Cinema.
L'assessore alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e Turismo di Roma Capitale annuncia: "Il Festival tornerà alla sua vocazione di Festa"
Lascia l'incarico assunto nel 2012 per approdare al Touring Club: Un'opportunità maturata tempo fa e che mi è sembrato corretto mantenere riservata fino ad oggi per non interferire con l'andamento del Festival"
Bilancio positivo per Wired Next Cinema, la sezione parallela al Festival di Roma dedicata ai nuovi linguaggi dell'audiovisivo. Spunti interessanti dall'illustratrice Olimpia Zagnoli sui formati brevi e le nuove forme di creatività. Tra gli appuntamenti più seguiti, soprattutto dal pubblico di giovani, gli incontri con le star del web Maccio Capatonda, The Pills e The Jackal, tutti alle prese con l'esordio sul grande schermo
Parecchi italiani tra i premiati alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Tra loro Andrea Di Stefano, esordiente con Escobar, prodotto all’estero, che ha rivendicato il suo orgoglio di regista italiano formatosi con Blasetti e Sorrentino, e il loquace Roan Johnson che si è definito “un sognatore a occhi aperti. Vedevo che Fino a qui tutto bene procedeva alla grande e mi dicevo ‘magari può andare a un festival e vincere’. Ma poi anche ‘sta’ bonino… un ci pensare. Temevo la mazzata. E invece siamo qui”