Premio Bresson a Ken Loach: “E la lotta continua”


VENEZIA – Ken il rosso premiato dal Patriarca di Venezia . Una foto storica scattata questa mattina nello Spazio dell’Ente dello Spettacolo all’Excelsior alla consegna del premio Bresson. Ma Dario Viganò, presidente della fondazione cattolica, sottolinea che il riconoscimento va a chi sa raccontare l’umano, e l’umano non è mai in contrasto col Vangelo. Anzi. Per il patriarca monsignor Moraglia “posare lo sguardo sugli ultimi, i senza casa, i disoccupati, gli immigrati, i precari, ci aiuta a capire l’uomo, al di là dei messaggi accattivanti della pubblicità. Il concetto cristiano di giustizia è dare a ognuno la possibilità della salvezza”. Loach lo fa sempre di più, cercando di andare oltre la cupezza disperata, e nonostante i tempi di crisi, fare spazio alla speranza.

 

Basta guardare il suo ultimo film, The Angels’ Share, ribellione alcolica di un gruppo di sfigati che si danno una mano nonostante tutto. Il realismo, che lui ha sempre praticato, sta tornando in auge nel cinema contemporaneo. “I film – riflette il direttore della Mostra Barbera – prestano di nuovo molta attenzione alla contemporaneità, dopo dieci anni di evasioni in mondi virtuali”. Il cineasta inglese, 75 anni, 50 di matrimonio e 50 di cinema, che festeggerà nel 2013, non ha mai smesso di raccontarlo, il presente. “Sono cresciuto negli anni ’40 e ’50, anni di speranza, dopo la guerra, anni di importanti progressi per la classe lavoratrice, con le grandi industrie statali, la sanità per tutti. Sembrava l’inizio di un nuovo mondo, purtroppo con l’era Thatcher tutto questo è scomparso, fino alla crisi attuale, all’individualismo che ha spazzato via il senso della comunità, allo strapotere delle multinazionali, al capitalismo soggiogato dalla finanza”.

 

Lui continua a combattere, con Paul Laverty al suo fianco, il bravissimo sceneggiatore dei suoi ultimi film che infatti non dimentica mai di ringraziare quando riceve un premio. “La storia non è statica, la speranza non si spegne. E’ vero che il cinema può fare poco, perché siamo una piccola voce in un mare di voci, dalla stampa alla tv alla pubblicità. Ma qualcosa si può fare”. Lui si sente bene non solo quando gira un nuovo film, ma anche quando porta la sua solidarietà concreta a chi lotta contro la disoccupazione e il precariato oppure ai registi imbavagliati, in Cina come in Iran, ai neri sudafricani, ai palestinesi oppressi, che gli stanno in questo momento particolarmente a cuore. E non manca una battuta contro il collega Clint Eastwood, che si è appena esposto in una dichiarazione pubblica contro Obama. “Quando sento parlare lui, sono contento che il cinema non sia al potere, altrimenti staremmo freschi”.

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04 Settembre 2012

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