Sfidante e metaforica l’immagine finale del film: il male, nonostante tutto, continuerà a sedere su “un trono?”: forse anche questa domanda si muove nello spettatore, alla fine della visione dell’opera seconda di Michael Zampino, Governance – Il prezzo del potere, che riflette: “Non avevo fatto caso alla continuità del tema del potere tra il mio primo film L’erede e questo, ma forse intuitivamente sento che il potere, quando cercato ossessivamente, possa essere fonte di dramma, di solitudine, e carburante per un autore, ma qui non c’è stato un mio calcolo. La cornice del petrolio è un retroscena, noi seguiamo i personaggi e raccontiamo anche un contesto, ma non è quello che trascina la storia: il film non ambisce a dimostrare una tesi rispetto a quel mondo, perché noi seguiamo Renzo Petrucci (Massimo Popolizio) e il potere, che suscita una certa attrazione fatale ma provoca anche tanta solitudine, come nell’ultima sequenza del film, che rimanda un po’ al sottotitolo, Il prezzo del potere. Renzo è consapevole della maledizione della solitudine: infatti, in sceneggiatura – con Giampaolo Rugo e Heidrun Schleef – eravamo certi che Petrucci ne fosse consapevole, in una forma di destino inafferrabile. Non c’è né un buono né un lieto fine, non sappiamo cosa succederà, dipende da Renzo, se dovesse non adeguarsi ai ricatti, da più parti, non solo a quello di Michele Laudato (Vinicio Marchioni), ma anche dall’AD della sua azienda, uno di quei personaggi che è come se non morissero mai, in un procedere di giochi di potere; non sappiamo se il ricatto di troppo ci sarà o meno e noi lasciamo allo spettatore la facoltà di interpretare e immaginare gli anni successivi del personaggio”.
La nascita di un punto di rifornimento nel cuore di 300km a quattro corsie tra Adriatico e Tirreno, e un segreto inconfessabile: Governance è una storia sulla verità, tentennante quando troppo prossima a interessi economici e personali. Renzo Petrucci, scafato e prepotente direttore generale di un importante gruppo petrolifero – non meno essenzialmente ordinario e cafone, soprattutto nella vita personale -, è un soggetto senza scrupoli. Un’inchiesta per corruzione lo costringe a lasciare la carica, certo che a tradirlo sia stata Viviane Parisi (Sarah Denys), manager trentacinquenne che di recente ha assorbito le sue mansioni. Petrucci prepara la vendetta mettendo in mezzo – dapprima a sua insaputa – Michele Laudato, amico di famiglia, persona a lui affezionatissima ma indubbiamente “impotente”, che Popolizio infine appella “un ladro del cazzo”; la situazione si fa più grande del previsto e Petrucci perde le redini del controllo, fino a toccare morte (dell’innocenza).
“Mi sembra una tragedia shakesperiana: tradimenti, amicizie, un po’ di sesso, lotte di potere. C’era da avere, per ogni scena, un obiettivo: risultare simpatico, o antipatico, parlare con il politico, carpire dal prete, facevano il personaggio, che ha sempre qualcosa da portarsi a casa. Quando s’innesta l’imprevisto: sbaglia obiettivo e commette un reato. Tra i personaggi di Shakespeare ci sono i biliosi, mossi da un certo furore interno, e io ho fatto appello a quella conoscenza”, spiega Popolizio.
“È stato molto ludico scrivere di qualcuno che era ‘materializzato’ davanti a te”, commenta il regista, che ha avuto lui stesso un vissuto professionale nel mondo dell’energia. “Sono passati un po’ di anni dalla mia esperienza, quindi molte cose saranno cambiate, soprattutto la consapevolezza dell’ambiente è molto più forte. La crisi mondiale aveva rimesso in discussione anche le grandi imprese petrolifere, che si presentano adesso come baluardi dell’eco sostenibilità: non solo una strategia di comunicazione ma una necessità industriale. È soprattutto un grande piacere scrivere personaggi che hai conosciuto: Petrucci è un college di vari, non uno in particolare, ma è più semplice renderlo vivo quando conosci le movenze, l’hai visto all’opera, sai come si comporti in situazioni di conflitto”.
Mentre, spiega Vinicio Marchioni: “Ho sentito Michele come una formichina: Renzo per lui è un punto di riferimento, una persona capace di aiutarlo a trovarsi una posizione; da questa amicizia – nella maniera più italiana possibile – cerca di avere uno status migliore: ha la necessità di un posto di lavoro sicuro e approfitta dell’amicizia con Renzo, che ha già il potere, ma succedendo quello che succede, nella parte in cui Petrucci insegna a Michele delle cose, lui invece gliene succhia un sacco di altre, quali arrivismo, cinismo, come fosse un corso di formazione, in una sorta di ‘scambio di personalità’. Era molto interessante il travaso di insegnamenti da Renzo a Michele, che si trasforma in qualcosa d’altro: nella seconda parte del film c’è quasi un ribaltamento, fino al ricatto. L’evoluzione di Michele è stata molto interessante, e ringrazio molto Massimo per l’assoluta sintonia, per due personaggi uno in funzione dell’altro”.
“Zampino mi aveva dato uno spunto: Renzo viene dal basso, sa come ci si comporta ‘nella strada’. È stato un bellissimo assist, su cui poi abbiamo inventato ad esempio il modo in cui mangia, come avesse una sorta di fame atavica, cosa che un po’ lo accumuna a Michele; uno è riuscito e l’altro no, ma le origini sono le stesse, però uno squalo paga dei prezzi, e uno di questi è il non saper dimostrare l’affetto, verso la figlia o il figlioccio: questo è il prezzo dell’obiettivo se ti prefiggi di diventare qualcuno a prescindere da tutto”, continua Popolizio.
I due attori – non bisognosi di dimostrare il proprio talento – qui donano una prova alta, individualmente e in coppia: ciascuno porta avanti il proprio ruolo come un appassionato assolo, al contempo nella prassi di fondamentale “spalla” dell’altro, in un costante andirivieni di ritmo e tensione.
“L’obiettivo di Michele era avere un autolavaggio e lo raggiunge, ma poi cosa fa? Pecca di hybris, chiede a Renzo ancora di più e, a quel punto, viene rimesso al suo posto. Però, quando ti macchi di qualcosa di orrendo, quella macchia – a prescindere dalla giustizia – ti rimane dentro, indelebile. Mi sembra un bel modo di far riflettere su che tipo di prezzo abbia la ricerca di potere. La strada per la perdizione è lastricata di buone intenzioni, e questo film dà un buono spunto per riflettere su dove collocare il bene e il male, cose che nella vita si mescolano sempre. Il modo di analizzarli del film, dal mondo del potere petrolifero fino agli strati più semplici della società, mi sembra un buon modo”, aggiunge ancora Vinicio.
La fotografia di Stefano Paradiso, giocata su toni freddi, sulle cromie dei blu e dei grigi, dei cieli e della notte, del metallo e del vetro – o anche della tinta algida dei capelli di Popolizio – concorre a restituire esteticamente la “temperatura” dell’atmosfera della vicenda.
Distribuito da Adler Entertainment, dal 12 aprile su Amazon Prime Video, Governance è una coproduzione italo-francese, con il sostegno del MiC-DG Cinema e di Lazio Cinema International.
Diretto da Bobby Farrelly, il film uscirà in streaming il 18 dicembre su Paramount+
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