”Un populistico attacco a chi è chiamato a rappresentare lo Stato”, così il Segretario Generale del Sindacato Indipendente di Polizia COISP, Franco Maccari, attacca in una lettera Ascanio Celestini, regista del film Viva la sposa presente nella Selezione ufficiale dei Venice Days, nel quale sono presenti riferimenti al caso di Giuseppe Uva, morto nella caserma Saffi di Varese nel giugno 2008 per presunte percosse, su cui c’è un processo a carico di due carabinieri e cinque poliziotti per omicidio preterintenzionale.
”L’attenzione per un tragico fatto di cronaca – scrive Maccari all’attore e regista – riteniamo serva a far conoscere un punto di vista, un’opinione, una visione dei fatti che, inevitabilmente nell’opera cinematografica, comporterà anche una presa di posizione in una vicenda controversa che è tutt’ora, giudiziariamente, ancora aperta. Mettere assieme, come leggiamo nel suo blog sul sito de ‘Il Fatto Quotidiano’, i concetti di ‘noi e loro’ dove loro sono ‘le guardie’ come le chiama lei, non ci fa che presagire l’ennesimo populistico attacco a chi è chiamato a rappresentare lo Stato”.
Maccari, chiede sempre nella lettera a Celestini ”se questa funzione della ‘guardia’, che lei dimostra di schifare ed apostrofa, come se dentro la divisa ci fossero degli automi cattivi, la ritenga necessaria oppure quali sarebbero le sue proposte alternative (con i crismi dell’infallibilità, ovviamente) affinché uno Stato democratico possa tutelare i cittadini onesti dai disonesti, siano essi piccoli, medi o grandi… Possiamo affermare che il suo film fa schifo, signor Celestini, glielo diciamo senza averlo visto, senza mai aver fatto gli attori, senza mai aver fatto un minuto di regia o di teatro… Affermiamo anche, senza avere alcuna competenza in merito, che lei recita come un cane e che dietro la macchina da presa fa ancora più pena. Stiamo solo esprimendo un’opinione, disinformata, completamente avulsa da una conoscenza reale ed anche piena di pregiudizi: quindi, secondo i canoni correnti, perfettamente legittima e legittimata a diventare autorevole, basta che faccia comodo… Ecco quanto si fa presto a sentenziare, con il pretesto dell’opinione, su cose che non si conoscono, soprattutto quando il pensiero ed il sentire comune vengono sollecitati non a capire le dinamiche dei fatti… Ad una tragedia si aggiunge il veleno dell’intenzionalità”.
E conclude: ”Vedremo mai in suo film, cioè secondo le sue opinioni, quali sono le regole di cui ha bisogno una società e quando sia giusto che chi le infrange, paghi il proprio debito? Perché oggi chi ha in mano l’opinione pubblica queste cose non le dice e non le racconta. Ma questo pensare oltre l’oggi – dice Maccari – non vende, non fa audience e la porrebbe fuori dal sistema unico imperante. Paradossalmente proprio dove si trovano le nostre opinioni”.
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