CANNES – Un thriller politico-sentimentale sul tema del tradimento arriva dalla Palestina del Muro con Omar del veterano Hany Abu-Assad (è suo il premiato Paradise Now del 2005). Passato a Un Certain Regard, il film racconta con stile solido e struttura tradizionale la storia d’amore tra Omar (Adam Bakri) e la giovane Nadia. Il ragazzo vorrebbe sposarla. Ma, dopo aver partecipato a un attentato con l’esercito israeliano in cui un soldato è stato ucciso, non da lui, viene arrestato, picchiato, torturato, isolato dagli altri detenuti e infine costretto a “collaborare” con sofisticate tecniche di manipolazione. Dovrà tradire i suoi compagni di lotta, gli amici d’infanzia Tarek e Amjad, o ne sarà a sua volta tradito? Anche perché è fin da subito chiaro che qualcuno tra loro informa il nemico.
“Qualche anno fa a Ramallah – racconta il regista – un amico mi ha raccontato di essere stato avvicinato da un agente del governo che aveva dettagliate informazioni sulla sua vita privata e tentò di usarle per spingerlo a collaborare. Da qui è venuta l’idea della sceneggiatura che ho buttato giù in poche ore, di getto”.
Non importa se Omar sia davvero disposto a passare informazioni agli israeliani, quello che conta è che ben presto tutti i suoi amici e persino la donna che lo ama sono convinti che lo sia, mentre lui stesso comincia a dubitare della lealtà di Nadia in un valzer di paranoia. Girato in Cisgiordania e a Nazareth, il film mostra con una certa precisione la vita all’ombra del Muro che incombe sulle case e determina la vita delle persone. “Scavalcarlo – prosegue Hany Abu-Assad – fa parte dell’esistenza quotidiana dei palestinesi, perché il Muro spacca in due le città e i villaggi, spesso separa le abitazioni dai luoghi di lavoro, i parenti dai parenti e gli amici dagli amici. Esistono persino delle persone che, di mestiere, aiutano gli altri a scavalcarlo facendosi pagare per questo”.
Il film, costato circa un milione e mezzo di dollari, è il primo interamente finanziato dai palestinesi.
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