Il masterclass di Roman Polanski in programma a Locarno il 31 agosto con la moglie Emmanuelle Seigner, sta rinfocolando polemiche nel ticinese, il bacino d’utenza primo e naturale del festival.
Parecchie voci indignate, anche a mezzo stampa, per l’invito al regista che si porta però ancora dietro il peso dell’accusa di stupro a una ragazzina. Durante la festa di apertura, il presidente del festival Marco Solari si è assunto la responsabilità di ogni decisione presa, e si presume alludesse alla querelle.
A protestare alcuni politici, come Fiorenzo Dadò, capogruppo del partito popolare democratico (di ispirazione cattolica), che scaglia fulmini dal suo profilo facebook. Ma il direttore Carlo Chatrian risponde: “Polanski suscita reazioni contrastanti, può essere ammirato nel percorso attraversato da grandi gioie e tragedie come l’Olocausto, non solo da quel gravissimo accadimento. Ma lo invito come regista ponendo l’accento sui suoi film”.
Dadò non accetta repliche: “Come regista non si discute – ribatte – ma l’accoglienza di un latitante non può essere taciuta né tollerata. L’uomo, al di là dei meriti d’arte, incarna l’ingiustizia più bieca. Il Festival revochi l’invito e chieda al regista di domandare perdono alle vittime della pedofilia offese della sua codardia”.
E’ intervenuto sul caso anche il regista Luc Besson: “Nessuno mi ha chiesto di firmare a favore di Polanski ma io penso che la Giustizia debba essere uguale per tutti”.
Gianfranco Pannone con il documentario Sul vulcano - fuori concorso al festival di Locarno e distribuito da Luce Cinecittà - lancia un appello ai politici per sensibilizzarli sulla grave situazione in cui versano quella zona e i suoi abitanti: "Ho preferito raccontare il Vesuvio anche attraverso le parole e gli scritti di tanti artisti e scrittori. Ma affronto anche i problemi che la speculazione ha creato. Parlo delle case costruite sui canali creati dalla lava, racconto la concentrazione di persone che vive in posti che non dovrebbero essere abitati. E questa è politica, politica vera, quella che piace a me"
"Volevo che in Perfidia ci fosse la Sardegna che conosco, che non è soltanto quella colorata, piena di sole e di mare, ma quella grigia, claustrofobica che si respira in certe periferie", così il regista sul suo esordio passato in Concorso al Festival di Locarno e in uscita in sala il 27 novembre con Movie Factory e Il Monello film. La storia, ambientata a Sassari, racconta di un padre e un figlio che, dopo la morte della loro moglie e madre, convivono scoprendo di essere due completi estranei. "Il tempo che stiamo vivendo è fatto di di una cattiveria che s'innesta silente nella società, nella famiglia, fra le persone, che non comunicano più e sono spesso paralizzate dalla solitudine", spiega l'autore
“Qui ci sono molti conti bancari della famiglia Marcos, sareste così gentili da ridarceli a noi, popolo filippino?”, così Lav Diaz, il regista premiato con il Pardo d’oro per il suo From What Is Before. Cancellata l'attesa masterclass con Roman Polanski che, a causa di una polemica montata da un politico locale, ha disertato il festival. Dario Argento ha annunciato che produrrà una serie per la tv americana: una decina di film, uno o due da lui diretti, i restanti affidati a giovani registi di horror indipendenti per il web
Rita Pavone protagonista al Festival di Locarno: la retrospettiva sulla Titanus propone anche il musicarello del 1967 Non stuzzicate la zanzara e lei si è lasciata andare ai ricordi, dalla collaborazione con Lina Wertmuller (che l'ha diretta anche nel celebre Gian Burrasca televisivo) e Giancarlo Giannini all'incontro con Elvis Presley o Giulietta Masina. E in futuro vorrebbe essere diretta da Pupi Avati “un regista che amo molto per come sa lavorare con gli attori”