Poesia sull’acqua, Paolo Rumiz esplora il Po


VENEZIA – “Ci siamo abbandonati molto alla poesia, alla bellezza, alla magia del luogo”. Il percorso di questo abbandono è stato quello, acquatico e inconsueto, lungo il Po, nel film che chiude stasera le Giornate degli Autori Il risveglio del fiume segreto -In viaggio sul Po con Paolo Rumiz di Alessandro Scillitani. Il regista – che aveva già realizzato con lo scrittore e giornalsta triestino Le dimore del vento – si è trasformato in un “fantasma” per spiare l’esplorazione delle anse di un corso d’acqua troppo conosciuto, eppure troppo poco. “Rumiz è uno scrittore che viaggia in modo autonomo, realizza poesie da contemplazione, visita i luoghi in solitudine: ho dovuto imparare a rendermi invisibile”, ha spiegato il regista. “Quindi ho scoperto un fiume straordinario se vissuto da dentro e affrontato dimenticando la sterminata letteratura che lo riguarda”.

 

Il ritratto sognante che emerge da questo viaggio – che da mercoledì 12 settembre sarà in edicola in Dvd con la Repubblica – parla, tra le altre cose, di un “Po negato”: “La nostra società tende a negare l’acqua, che pure è la nostra principale fonte di vita – dice Scillitani – Il Po prima era pieno di canali, si poteva navigare tutto attraverso tantissimi corsi d’acqua che ora sono stati sostituiti da altrettante mappe stradali, cancellati dall’asfalto. In più il Po è stato in molti tratti arginato ed è stato impressionante per noi verificare che in alcuni punti del suo tracciato non c’è semplicemente più. Chiedevamo ai locali ‘Dov’è il Po?’, ci rispondevano che non sapevano nulla. Però in giro era pieno di cartelli con la scritta “Pericolo piene”.

 

Il film Il risveglio del fiume segreto è quindi “fiume, persone, cibo”, specifica il regista, che in questo viaggio a bordo di canoe e barche di vario tipo, con la complicità dell’esploratrice Valentina Scaglia ha riscoperto “un luogo che sprigiona una bellezza selvaggia e non si lascia arginare. Come dice Paolo Rumiz, il Po si rigenera da solo. Come ogni fiume determina i confini, ma poi pian piano si sposta e mescola le carte. E crea una comunità particolare, perché chi ama quel fiume parla la stessa strana lingua e si somiglia. Coloro che gli vivono accanto fanno parte di un’Italia minore, piccola e grande allo stesso tempo, di gente che rispetta il mondo in cui vive”.

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08 Settembre 2012

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