Scarsa attenzione per il cinema italiano alla Festa di Roma? Il direttore Antonio Monda non si tira indietro di fronte all’obiezione: “Selezioniamo solo il meglio, prendiamo i film di cui siamo assolutamente convinti… Sono contrario alla quota Italia che si vede in altri festival, scegliere i film solo in base alla nazionalità fa male al cinema italiano. Guardate la catastrofe al box office! Meglio puntare sulle opere di cui siamo veramente convinti. Per esempio, Napoli ’44 di Francesco Patierno, che abbiamo presentato l’anno scorso, sta per uscire negli Usa”.
Con un solo film tricolore nella Selezione Ufficiale (Una questione privata dei Fratelli Taviani), due Eventi speciali (Paolo Genovese e il film opera Nysferatu) e una retrospettiva dedicata alla “Scuola italiana” ospitata dalla Sala Trevi, la dodicesima Festa (26 ottobre-5 novembre), la terza dell’era Monda, conferma la sua linea: scelte rigorose, film di cui si sentirà parlare, magari all’Oscar, come è accaduto con Moonlight e Manchester By The Sea, nessuna rincorsa per le anteprime assolute, come come dimostra la sezione “Tutti ne parlano” che propone titoli già applauditi in manifestazioni all’estero. Il direttore, appena confermato per altri tre anni, spiega così la fiducia rinnovata. “Certamente c’entra aver dato identità alla Festa, aver portato i divi americani e fatto alcune scoperte, come anche Lo chiamavano Jeeg Robot che è diventato un caso e ha vinto il David di Donatello. Quando vado a Los Angeles trovo un sentimento condiviso verso di noi, ci considerano come di qualcosa di rinnovato. E poi gioca a nostro favore la continuità, pensiamo che Thierry Frémaux è al suo posto da una quindicina di anni”.
Tocca alla presidente della Fondazione Cinema per Roma, Piera Detassis, ringraziare i soci fondatori che, “in tempi di tagli hanno confermato i finanziamenti”. E tra le istituzioni che sostengono la Festa c’è anche Istituto Luce Cinecittà, che porta il restauro di Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo (1971) ed è tra i produttori del documentario Moravia Off di Luca Lancise. Per Monda, che apre il suo intervento esprimendo solidarietà a Sebastiano Riso, vittima di un’aggressione omofoba, “la Festa è diversa da tutte le altre kermesse. “Partiamo da un’edizione straordinaria, l’undicesima, ma saremo all’altezza. Apriamo con Hostiles di Scott Cooper, un western classico, alla John Ford, che sarà accompagnato dalla presenza di Rosamund Pike“. Promette almeno una star ogni sera sul red carpet. “Quella sul tappeto rosso è una delle due solite malinconiche domande che mi fanno, l’altra riguarda il budget, che è immutato, 3 milioni 419mila euro”.
Tra i temi ricorrenti ci sarà la musica (tra gli ospiti Michael Nyman, da segnalare anche i documentari su Bob Dylan e Maria Callas) e lo sport, rappresentato dall’atteso film Borg McEnroe sulla sfida tra i due grandi tennisti, film targato Lucky Red come anche Logan Lucky di Steven Soderbergh. Tra i restauri, oltre all’omaggio a Totò (con Miseria e nobiltà e una mostra fotografica), anche Borotalco di Carlo Verdone che sarà accompagnato dall’attore-regista e da due degli interpreti, Christian De Sica ed Eleonora Giorgi. In programma anche un reading fiume del romanzo di Gianni Amelio “Politeama”, una maratona di lettura affidata ad attori del calibro di Renato Carpentieri, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni e Luigi Lo Cascio, tra gli altri. Il premio alla carriera a David Lynch sarà consegnato, il 4 novembre, da Paolo Sorrentino, mentre tra gli Incontri Ravvicinati forse il più sorprendente è quello con Nanni Moretti, “era sempre stato un po’ freddino verso la Festa, ma ora ha cambiato idea e porterà anche un inedito”. Non mancherà una serie tv con Babylon Berlin, la coproduzione internazionale Sky e Beta (in arrivo in tv su Sky Atlantic HD dal 28 novembre) tratta dai romanzi bestseller di Volker Kutscher sull’ispettore di polizia Gereon Rath che indaga nella Berlino degli anni ’20. Nei prossimi giorni forse si aggiungerà un’altra anteprima televisiva.
Monda sottolinea la grande varietà di generi e provenienze dei film, con 31 nazionalità rappresentate e 14 anteprime mondiali. Tra gli autori Kathryn Bigelow, Richard Linklater, Barbara Albert, David Gordon Green, Sally Potter. Tra le curiosità: il 5 novembre ci sarà un film prodotto dai Fratelli Manetti, Un giorno alla fine, storia di zombie a Roma. Infine, tra i molti eventi collaterali, anche una rassegna sul femminicidio con la proiezione di tre film.
Piera Detassis sintetizza le ambizioni della Festa: “Vogliamo contribuire a portare un’aria di festa nel segno della qualità, della novità e della formazione tanto in città quanto nelle sale e perfino negli incassi. Il ponte fra creatività e industria, ben rappresentato dalla partnership con MIA, il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo prodotto da ANICA e APT, è forse il più arduo da costruire ma anche il più dinamico e duraturo. La nostra vera scommessa. Senza questo la Festa sarebbe solo un party e noi non lo vogliamo e soprattutto non possiamo permettercelo”.
L’attore chiude gli incontri ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, regalando risate e nostalgia e una chicca sul futuro: "Sarò il padre di Alessandro Gassman ne Il premio diretto da lui stesso. Lo conosco da quando era bambino e ora mi impressiona ritrovarlo regista, sicuro e determinato"
40mila presenze agli eventi organizzati a Casa Alice. Un successo per la sezione autonoma e parallela della Festa che ha già rinnovato per un biennio l'accordo con la Fondazione Cinema per Roma
Il regista, che ha ricevuto il Premio alla carriera da Paolo Sorrentino, ha incontrato il pubblico della Festa del Cinema, ricordando con particolare affetto l’incontro con Fellini. Lolita di Kubrick, Viale del tramonto di Billy Wilder, 8 ½ sono le tre opere cinematografiche che il regista americano ha usato per raccontarsi ancora più profondamente
Presentato alla Festa di Roma il documentario Ma l’amore c’entra?, dove la regista ha raccolto le testimonianze di tre uomini che hanno picchiato le mogli e che ora sono impegnati in un percorso terapeutico. Un documento di forte attualità che getta luce sulle radici antropologiche del femminicidio